Decreto sicurezza, Cardaci: “Forte compressione dei diritti”
L'avvocato ha spiegato al circolo Gagarin le implicazioni del provvedimento sui richiedenti asilo: "Così si tolgono le persone da situazioni di 'normalità' per rinchiuderle in qualcosa di poco definito"
Grande partecipazione di pubblico al Circolo Gagarin per la serata informativa sul Decreto Sicurezza, organizzata in collaborazione con Comunità Sichem, proprio nei giorni dell’ennesima “crisi dei porti chiusi” con 49 migranti rimasti in mare sulle navi di due ong per settimane.
Davanti ad un centinaio di partecipanti l’avvocato Filippo Cardaci e l’operatore legale dell’accoglienza Matteo Astuti hanno cercato di analizzare, nel poco tempo a disposizione, le parti più controverse e problematiche per quanto concerne la nuova disciplina sull’immigrazione contenuta nel decreto, che intanto è stato convertito in legge (la 132, che ha un respiro più ampio e non si concentra soltanto su questioni migratorie).
Partendo innanzitutto dai numeri, Astuti ha spiegato che il picco dei 190mila richiedenti asilo sul territorio nazionale registrato nel 2015 ad oggi si è ridotto a 53mila unità. Grazie all’allentamento di situazioni critiche esterne al Paese (assestamento in Siria, prove di accordo in Libia) infatti la pressione migratoria è diminuita. C’è perplessità dunque per il cancellamento della protezione umanitaria, che il Decreto sostituisce con permessi di soggiorno specifici difficilmente ottenibili: “Questo vuol dire soprattutto cercare di togliere le persone da situazioni di ‘normalità’ per rinchiuderle in qualcosa di poco definito”, ha aggiunto Cardaci.
Si è parlato anche della confusione che genererà poi la ristrutturazione del sistema di Cas e Sprar, che rispettivamente saranno la “casa” di richiedenti asilo e dei fortunati che avranno ottenuto la protezione speciale (qui ne parliamo in un’intervista a Mario Salis). I due esperti precisano che il trend negativo, le cui cause sono da reperire anche nei governi precedenti, ha avuto comunque un’accelerazione significativa sotto l’impulso giallo-verde. Basta citare quel 3% di richieste di protezione umanitaria che le Commissioni Territoriali hanno accolto nel mese di dicembre contro una media annuale del 25% per immaginare come si sta evolvendo la situazione dall’interno.
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