Famiglie sinti convocate in municipio. Lo spettro del Tribunale dei Minori
L'ipotesi di una segnalazione è stata fatta filtrare dal sindaco. Il legale dei sinti: "Abbiamo avuto garanzie che non saranno fatte segnalazioni". Le famiglie potrebbero ricevere contributi o alloggi
Si sono presentate una dopo l’altra, dalle 9 del mattino, le famiglie sinti di Gallarate. Convocate in municipio per analizzare la situazione dei diversi nuclei dopo lo sgombero del campo e la fine dell’assistenza in albergo.
Come raccontavamo nella giornata di mercoledì, dal 31 dicembre le famiglie – sono tutti italiani, residenti in zona da anni se non decenni – si sono cercate una sistemazione provvisoria. Nelle case mobili di parenti in altre località, ma anche sui camper ancora in zona Gallarate, in quest’ultimo caso in particolare gli uomini. Qualcuno si è invece già sistemato con case mobili su terreni privati, sempre a Gallarate. Situazioni spiegate dai primi quattro nuclei agli assistenti sociali del Comune.
Non è stato un passaggio sereno. Dai vertici politici del Comune è stata fatta filtrare ieri un’ipotesi drastica: quella che sia lo stesso Comune, attraverso gli assistenti sociali, a segnalare al Tribunale per i Minorenni i casi di difficoltà dei genitori a prendersi cura dei figli (ivi compreso il diritto ad un’abitazione dignitosa). Una segnalazione che rischia di avviare un percorso rischioso, perché – questa è l’idea – potrebbe mettere a rischio l’affidamento dei minori ai genitori. «Poi quello che farà il Tribunale dei minori a quel punto non è più una decisione del comune. Lo sappiano lor signori e i loro rappresentanti». È un’idea del sindaco Cassani, che adesso ha un’arma in più, dal momento che effettivamente le famiglie – molte – non hanno più una casa di alcun tipo.
Le famiglie sinti sono numerose, le coppie hanno almeno due figli, non sono poche quelle con più figli.
Questa mattina serpeggiava molta preoccupazione, c’era tensione. «Dagli uffici c’è stata anche l’assicurazione che nessuno vuole portare via i figli» dice Cinzia Colombo, di Sinistra per Gallarate, ex assessore del Comune, che sta seguendo la vicenda delle famiglie insieme alla rete delle associazioni.
Sempre sulla minaccia di ricorso al Tribunale dei Minori si concentra l’avvocato Romano: «Ero preoccupato per la minaccia di ricorrere al Tribunale dei Minori, ho spiegato a tutti i capifamiglia e ho chiesto al dottor Michele Colombo [dirigente dei servizi sociali, ndr] la garanzia prima di iniziare i colloqui: non era a conoscenza delle dichiarazioni del sindaco e mi ha garantito, davanti anche ai funzionari della Questura, non c’erano condizioni per attivare l’articolo 403. Ho visto poi un vero segnale di disponibilità e per questo lo ringrazio».
L’ipotesi è che il Comune garantisca un contributo straordinario o un alloggio popolare, nella misura prevista dalle regole (regionali) per le emergenze sociali. Anche se da questo punto di vista va ricordato che dal punto di vista dei vertici politici il sindaco Cassani ha ribadito ancora la chiusura totale: «Case non gliene daremo, contributi neanche».
Una delle famiglie, di sei persone, aveva già presentato domanda per casa popolare – nel bando ordinario – e l’ha avuto assegnata, un piccolo appartamento a Gallarate (per ora però vivono in un alloggio d’emergenza del Comune). «A me hanno detto che ho fatto un abbandono casa e che quindi non ho diritto» dice invece Alessio Ferrari, che per ironia della sorte è stato il primo che – a novembre – aveva obbedito all’ordine di lasciare il campo di via Lazzaretto. «Potrebbero darmi un contributo per una casa su mercato privato». Un altro nucleo invece ha invece scelto l’eventuale contributo, per coprire i costi di insediamento (allacciamenti Enel, eccetera) in un terreno privato a Gallarate.
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