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Tragedia all’ospedale, la famiglia denuncia

La madre e i fratelli del giovane deceduto martedì scorso si rivolgono ad un legale: accusano tempi di attesa troppo lunghi

Pronto soccorso Gallarate

I famigliari di Catello di Martino il trentenne morto suicida in ospedale a Gallarate nel pomeriggio di martedì hanno presentato oggi, giovedì un esposto/denuncia attraverso il loro legale, Corrado Viazzo, contro le procedure di pronto soccorso che hanno preceduto la morte del giovane.

Secondo i famigliari, Catello avrebbe atteso troppo tempo dall’arrivo in ambulanza in ospedale, «attorno alle 9 di martedì», e in seguito all’attribuzione di un codice di gravità non urgente.

Nell’esposto firmato dalla madre del ragazzo e dai fratelli della vittima viene specificato che «Catello soffriva di problemi psichiatrici (schizofrenia) da diversi anni ed era tossicodipendente»e «non accettando la propria malattia aveva interrotto la cura presso il Cps pur continuando a frequentare il Sert di Gallarate».
Il primo accesso recente all’ospedale, secondo l’esposto, risale allo scorso 20 gennaio quando Catello si recò in Ps al Sant’Antonio Abate senza però farsi visitare. L’esposto continua parlando di un secondo accesso all’ospedale del giovane, il 21, lunedì che «in preda al delirio veniva del tutto trascurato dai sanitari».

Il giorno seguente, quello del fatto, martedì secondo quanto affermato dai parenti del trentaduenne suicida è stata chiamata un’ambulanza che ha portato Catello in pronto soccorso verso le 9, adagiato sulla sedia a rotelle: con lui c’è il fratello Michele che, visto il suo stato d’agitazione, e il passare del tempo, verso le 13 si assenta per cercare i sanitari: in quel momento Catello si alza, a sua volta si allontana e si lancia in seguito dal quinto piano.

Nella denuncia si parla di «totale noncuranza e disinteresse di tutto il personale medico e infermieristico del Pronto soccorso» e si chiede alla Procura di «iscrivere a notizia di reato coloro i quali saranno ritenuti i responsabili per il reato di omicidio colposo» e viene chiesto di disporre il sequestro delle cartelle cliniche del CPS e del Sert di Gallarate, del Pronto Soccorso e la documentazione relativa all’intervento del 118.

La Procura non ha disposto l’autopsia sul cadavere.

Per quanto riguarda la devastazione del pronto soccorso non vi sono particolari novità sul fronte delle indagini.

La Procura di Busto Arsizio valuterà la relazione della polizia di stato intervenuta con diversi agenti in seguito alla devastazione del pronto soccorso per mano degli stessi parenti – 3 persone – ritenute le responsabili della devastazione alle vetrate anti sfondamento del triage e delle aggressioni fisiche e verbali al personale sanitario presente in quel momento in pronto soccorso.

Un fatto grave che determinò il dirottamento da parte del sistema di gestione emergenza-urgenza delle ambulanza in arrivo a Gallarate su altri ospedali della provincia.

Pubblicato il 24 Gennaio 2019
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