Criminalità a Malpensa difficile da fermare con una Procura sottodimensionata
Dopo il caso dei "marsigliesi" in aeroporto torna a farsi sentire la voce del procuratore capo Gianluigi Fontana con una nuova lettera: "Da cinque anni chiedo un aumento dell'organico"
La Procura di Busto Arsizio, per come è dimensionata, non può far fronte ad un territorio così complesso e popolato come quello che si estende da Malpensa a Saronno e da Cavaria alle porte di Rho. Il procuratore Capo Gianluigi Fontana lo dice da tempo: un primo allarme lo lanciò nel 2013 con il ridisegno della geografia giudiziaria e l’allargamento del territorio di competenza e poi nel giugno del 2016 con l’appello all’allora ministro Orlando che rispose “non c’è solo Busto Arsizio”. Questa volta c’è un nuovo ministro, Alfonso Bonafede, e una finanziaria che ha aumentato l’organico della magistratura. Così Fontana è tornato a prendere carta e penna per chiedere due magistrati in più per la Procura di Busto Arsizio.
L’attuale organico è di dieci magistrati, un procuratore capo e un procuratore aggiunto con un’altissima rotazione dei sostituti che appena riescono a trovare uffici giudiziari più strutturati, scappano lasciando dietro di loro migliaia di fascicoli che si accumulano e passano sulle spalle del nuovo arrivato, spesso giovane e con poca esperienza.
L’ultima vicenda che ha interessato il grande aeroporto (totalmente sotto la competenza della Procura di Busto Arsizio) riguarda una banda di malviventi francesi di stanza a Marsiglia che ogni fine settimana viene a Malpensa per fare razzie di carte di credito. Questa vicenda è la cartina di tornasole della difficoltà, da parte di chi popola la cittadella della giustizia, di mantenere uno sguardo attento e concentrato sui vari e più disparati fenomeni malavitosi che si presentano.
E non sono pochi. Partendo dall’alto abbiamo il pericolo del terrorismo (anche se non si sono mai verificati problemi da questo punto di vista è successo che qualcuno riuscisse a scavalcare la recinzione e appendere uno striscione del movimento “no border” su di una torretta), subito dietro c’è la principale organizzazione mafiosa in Italia e in Europa, la ‘ndrangheta, che non rinuncia ad utilizzare lo scalo varesotto per far transitare importanti quantità di stupefacenti dal sud America e non solo (qui le ultime due operazioni della Dda di Catanzaro e della Dda di Milano); camorra e mafia siciliana non stanno a guardare e, tra le moltissime attività che costituiscono l’indotto dello scalo aereo, hanno trovato canali verso i quali far confluire i propri guadagni illeciti tra le molte attività commerciali che operano (in primis il variegato mondo dei parking a servizio dei milioni di passeggeri che ogni giorno partono e arrivano qui).
L’illegalità trova ogni spazio per infilarsi e non vanno trascurate le condizioni di lavoro di molti dipendenti delle cooperative che si occupano, ad esempio, dell’handling e quindi del carico e dello scarico di merci. Scendendo di qualche gradino nella scala gerarchica del crimine ci sono i carrellisti che ogni giorno impongono una sorta di pizzo ai passeggeri.
L’aeroporto non è terra di nessuno, sia chiaro. Le forze di polizia dislocate all’interno fanno egregiamente il loro lavoro e cercano di mantenere ogni giorno e con grande professionalità, la legalità in tutto l’aeroporto ma il vuoto lo si avverte quando i fascicoli si accumulano negli uffici della Procura per poi finire direttamente negli archivi.
In largo Giardino la situazione è chiara a tutti, a partire dal Procuratore Capo il quale ha cercato in ogni modo di far capire che quella di Busto Arsizio non può essere trattata come una procura di serie B da parte del Ministero della Giustizia purtroppo senza grandi risultati, per ora. Gli uffici continuano ad avere una pianta organica sottostimata e chi può se ne va. Il nuovo spauracchio è la riforma del sistema pensionistico con l’introduzione della quota 100: un paio di dipendenti degli uffici potrebbero approfittarne quest’anno.
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