Cartelli per sbarrare le ciclabili, intervengono i carabinieri
È successo appena al di là del fiume Ticino, sulle ciclabili nel Parco del Ticino piemontese. Dietro alla vicenda cartelli, secondo la Procura di Novara, c'è una forma di intimidazione: strade danneggiate e persino episodi di estorsione ai danni degli escursionisti
Cartelli abusivi, per impedire il transito su strade pubbliche secondarie, teoricamente riservate ai ciclisti. Da qui è partita l’indagine di Procura e carabinieri di Novara.
Succede a Oleggio, appena oltre il Ticino, zona frequentata anche da escursionisti – a piedi e in bici – lombardi.
Può sembrare una storia di piccoli abusi, ma in realtà svelerebbe uno scenario più preoccupante, sul controllo del territorio, in un’area delicata dal punto di vista ambientale (tutelata dal Parco del Ticino piemontese), segnata dalla presenza di cave e in un territorio che ha visto – nei decenni – una presenza di organizzazioni criminali. In alcuni casi le strade sono state fisicamenrte sbarrate, ci sarebbero anche episodi di vere estorsioni ai danni di chi transitava in zona (l’area è frequentata da persone in mountain bike ma anche da famiglie in gita domenicale).
Spiega La Stampa, edizione di Novara:
Una situazione che stava diventando insostenibile e che, verificata la presenza in zona di personaggi monitorati in passato nell’ambito di operazioni sulla «locale» ‘ndranghetista di Lonate Pozzolo, ha convinto la magistratura novarese ad agire.
Un blitz con oltre 40 carabinieri, tra militari della compagnia di Novara, forestali, Nucleo ispettorato del lavoro, e persino il cane anti-esplosivo, venerdì mattina nel Parco del Ticino fra i boschi di Cameri, Bellinzago e Oleggio. È stato eseguito un sequestro disposto dal sostituto procuratore Mario Andrigo con un obiettivo ben preciso: riconsegnare le ciclabili al popolo degli utenti. Nel corso delle operazioni sono stati rimossi tutti i cartelli abusivi posizionati per scoraggiare il passaggio in valle sulle due ruote, nonché una serie di new jersey in cemento che ostruivano anche i sentieri in cui teoricamente avrebbero dovuto passare i soccorsi (continua a leggere su La Stampa cliccando qui)
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