Un’altra ripartenza per un ospedale unico senza sanità
La posizione del Comitato per il diritto alla salute del Varesotto in merito al riavvio dell'accordo di programma per il nuovo ospedale unico di Busto e Gallarate
Un’altra ripartenza per un ospedale unico senza sanità. Questo il titolo del comunicato diffuso dal Comitato per il diritto alla Salute del Varesotto, in risposta al riavvio della procedura per l’accordo di programma del nuovo ospedale unico di Busto Arsizio e Gallarate. Ecco la posizione degli aderenti:
Nell’estate di due anni fa, senza coinvolgere i consigli comunali, i Comuni di Busto e Gallarate aderivano ad un protocollo d’intesa con la Regione che li impegnava ad agevolare il percorso che prevedeva la
chiusura degli attuali ospedali di Gallarate e Busto Arsizio e la realizzazione di un unico polo ospedaliero tra Busto e Gallarate.Furono anche stanziati dei soldi per fare il documento di fattibilità delle alternative progettuali per il nuovo ospedale unico. Nulla è stato fatto. Ora, a valle di nuove disponibilità finanziarie ancora da verificare (sonoinsufficienti e devono essere condivise con il progetto di un nuovo Ospedale a Milano) la procedura per arrivare ad un unico ospedale si è rimessa in moto: si dà avvio ad un accordo di programma che si basa ancora sullo stesso documento preliminare redatto nell’aprile di 2 anni fa senza prevedere la valutazione delle alternative alla realizzazione di un unico polo ospedaliero.
Nel frattempo molte denunce sono state fatte sulla sempre più grave situazione della sanità del nostro
territorio a cui si risponde con pannicelli caldi o prese in giro (il problemi della sanità dipendono da qualche povero senzatetto che dorme in qualche angolo degli ospedali?) ma senza intervenire sulle norme e mettere le necessarie risorse economiche per risolvere il problema delle code per gli esami e dell’affollamento del Pronto Soccorso.Rovesciando le norme di una corretta progettazione, il come viene prima del cosa. Invece di definire cosa è necessario per gli operatori e i cittadini in ambito sanitario e poi decidere dove allocare le risorse
economiche e come realizzare i servizi e le specialità in funzione dei bisogni individuati, si impone che
la soluzione di tutti i problemi sia un unico ospedale.Non si ritiene utile fare analisi e valutazioni sullo stato della rete di servizi sanitari sul territorio, su quali
strutture degli attuali ospedali siano riutilizzabili, né se sia possibile realizzare gli eventuali nuovi edifici in parte delle aree attualmente occupate. L’impatto ambientale e urbanistico della nuova costruzione e
l’ulteriore consumo di suolo non sono tenuti nel conto del bilancio dei costi.L’accordo di programma prevede un fase di valutazione che si vuole ridurre solo alle questioni urbanistiche di una decisione già assunta. Noi riteniamo che invece sia l’occasione, coinvolgendo anche le
amministrazioni dei comuni limitrofi, di aprire una discussione con i cittadini e nelle istituzioni che consenta di valutare le varie opzioni, che dimostri, come riteniamo, che una probabile riduzione di posti letto, un unico Pronto Soccorso per 200000 abitanti, il conseguente continuo smantellamento degli ospedali minori e la mancata realizzazione di una rete diffusa di presidi ospedalieri e socio-sanitari pubblici non sia la migliore soluzione per la sanità nel nostro territorio. I cittadini che contribuiscono in toto alle spese per la sanità con le tasse, i ticket e gli esami pagati di tasca propria potranno conoscere se i loro soldi sono spesi nel migliore progetto possibile per tutta la
sanità del territorio?Il nostro Comitato si attiverà per intervenire con i propri argomenti nel percorso ri-avviato e chiede ai
cittadini e alle forze politiche di agire di concerto affinché l’importante investimento previsto non venga
dissipato in un progetto che aggrava i problemi del territorio e della sanità pubblica ma sia dirottato verso un effettivo cambio di paradigma che metta fine alla politica dei tagli nella sanità.
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