Facevano prostituire giovani nigeriane sul Sempione, a processo in 17
Rinviati a giudizio i componenti di un gruppo che attirava giovani donne africane in Italia con la promessa di un lavoro. Venivano costrette a prostituirsi con riti sciamanici
Sono stati rinviati a giudizio in 17 per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione, aborto clandestino e falso ai danni di alcune giovani donne nigeriane attirate in Italia con la promessa di un lavoro e finite a fare le schiave del sesso a pagamento sotto il ricatto di riti sciamanici .
Del gruppo che andrà a dibattimento a partire dal 23 ottobre davanti al collegio giudicante del tribunale di Busto Arsizio, facevano parte alcuni nigeriani e alcuni italiani (9 i nostri connazionali coinvolti) che, in cambio di prestazioni sessuali, si prestavano a fare da autisti a queste povere giovani ragazze finite a prostituirsi sul Sempione. L’indagine, condotta dal commissarito di Busto Arsizio e coordinata dal pm bustocco Fracesca Parola, è durata quasi due anni e ha ricostruito il sistema che partiva dagli adescatori nel paese africano e arrivava fino ai paesi che confinano con Busto Arsizio.
Il giro era gestito principalmente dalla “maman” J.I., nigeriana di 46 anni soprannominata Happy e domiciliata a Vanzaghello nella casa di un taliano. Con la collaborazione di alcuni familiari, Happy reclutava ragazze in Nigeria promettendo loro un lavoro regolare e facili guadagni in Italia, ne organizzava poi l’ingresso illegale nel nostro Paese.
Un viaggio che avveniva comodamente in aereo grazie ai documenti falsi che l’organizzazione metteva a disposizione. Ma una volta arrivati in Italia il sogno si infrangeva: Happy individuava l’alloggio e i luoghi in cui le ragazze dovevano prostituirsi e le controllava ricorrendo a minacce, violenze e riti magici praticati per suo conto da sciamani. Naturalmente tutto il denaro che le ragazze guadagnavano offrendosi ai clienti in strada doveva essere versato alla loro aguzzina per risarcire le spese sostenute per il loro ingresso in Italia.
Dall’indagine sono emerse altre figure particolarmente rilevanti come J.O., detta Shakira, una nigeriana di 27 anni residente a Novara con il coniuge italiano, che era in contatto con Happy e a sua volta sfruttatrice di connazionali, alcune delle quali le venivano cedute proprio dalla complice. A Shakira, particolarmente violenta e temuta per la sua familiarità con i riti voodoo, viene contestato lo sfruttamento della prostituzione.
Lo stesso reato viene contestato a I.A. detto Terry, nigeriano di 32 anni domiciliato a Magnago, che accoglieva le prostitute presso la sua abitazione, le spingeva a battere la strada e a prostituirsi anche in casa e in sua presenza, le controllava e le sollecita a realizzare guadagni dei quali poi si impossessava.
Collegato al giro anche I.D.I., nigeriano di 27 anni domiciliato a Busto Arsizio presso una struttura di accoglienza ma già all’epoca di fatto irreperibile, che gestiva un autonomo traffico, favorendo l’immigrazione clandestina in Italia di donne nigeriane alle quali forniva documenti falsi, inducendole poi a prostituirsi, controllandone l’attività e appropriandosi dei loro guadagni.
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