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“Non una fuga di medici, ma un’emergenza nazionale”

L'ospedale di Busto è stato tra i primi a dover fare i conti con la mancanza di camici bianchi. Il direttore dell'Asst Valle Olona Porfido parla di problemi e soluzioni

sciopero medici

« È un’emergenza ormai diffusa. A Busto è scoppiata solo in anticipo». Il direttore dell’Asst Valle Olona Eugenio Porfido spiega così la sensazione di difficoltà che stanno attraversando gli ospedali di cui ha assunto la direzione il primo gennaio scorso.

Ci tiene a ridimensionare le voci che parlano di fuga dei camici bianchi : « Ormai anche negli ospedali della metropoli si avverte la mancanza di figure specialistiche – sottolinea Porfido – Gli ospedali di questa azienda hanno dovuto affrontare la questione per primi, ma ora tocca a tutti».

Con i suoi 150.000 accessi al pronto soccorso ogni anno, a livello aziendale, l’Asst valle Olona è tra le maggiori aziende per volumi di prestazioni e di bilancio. La riforma della sanità approvata nel 2015 ha chiesto sforzi impegnativi per mettere a sistema la fusione di due aziende complesse come erano l’Ao di Busto e il sant’Antonio di Gallarate. Ottocentottanta posti letto aperti ( su mille accreditati). Il suo predecessore aveva avviato una riorganizzazione ottimizzando personale e risorse valorizzando quelle più efficienti: « È chiaro che si deve lavorare sin da oggi in vista del futuro ospedale unico – ammette il direttore generale – Non si improvviserà certo al momento del trasloco. Io credo, però, che vadano perseguiti modelli come quello che abbiamo presentato sul tumore alla prostata. Voglio dire, individuare percorsi di assistenza multidisciplinari che coinvolgano più specialisti dell’intera azienda, con il fine di condividere protocolli e profili di assistenza. Così abbiamo fatto per il tumore alla prostata e così faremo per la Breast Unit e la senologia».

eugenio porfido

Ma la carenza di medici come si affronta?
Sono due le figure che mancano maggiormente: il personale di pronto soccorso e gli anestesisti. Abbiamo pubblicato alcuni bandi e stiamo aspettando di vederne la risposta. Siamo pronti anche a reclutare in libera professione. La necessità è elevata perchè questi ospedali hanno specialità di alto livello e dobbiamo in tutti i modi metterle in condizioni di lavorare.

Nell’attesa di reperire anestesisti, come lavorano i chirurghi?
Ci siamo dati dei criteri di lavoro. Innanzitutto ci sono le urgenze, poi i pazienti oncologici e quindi quelli programmati. 

L’emergenza riguarda anche altri camici bianchi
Si sta discutendo a livello lombardo e nazionale se sia il caso di introdurre gli specializzandi o di richiamare i medici in pensione. Noi ci siamo mossi con l’Università dell’Insubria per definire accordi per accogliere nei reparti di chirurgia e di medicina sia studenti del corso di medicina sia gli specializzandi. Ne stiamo discutendo.

La mancanza di anestesisti è esplosa in modo molto problematico lo scorso anno a Saronno. Questo presidio rimane esterno alla fusione e i cittadini sono preoccupati
La situazione, al momento, è di emergenza. Per noi, però, questo presidio rimane centrale perché interessa un’area territoriale importante. 

E se l’emergenza non finirà in tempi brevi? Quanto ancora si dovrà soffrire in pronto soccorso?
Sono due i problemi: uno di ordine organizzativo, l’altro strutturale perché ormai sono sedi sottodimensionate per il lavoro che svolgono. Per il primo stiamo individuando soluzione diversificate come l’introduzione del “bed manager” che deve tenere sotto controllo la disponibilità dei letti e l’istituzione di una discharge room dove verranno accolte le persone dimesse che attendono un parente o un documento prima di poter lasciare l’ospedale. Così daremo accoglienza, liberando un letto in reparto. La parte strutturale è già definita: a Gallarate sono già previste delle opere di adeguamento e ristrutturazione mentre a Busto stiamo valutando con i medici la possibilità di riorganizzare e ampliare allargandoci al piano superiore, nell’area che verrà lasciata libera in estate dalla cardiologia.

E sul fronte dei palazzi che verranno lasciati liberi dopo la costruzione del nuovo ospedale, quali sono in piani?
Si è deciso che si manterranno servizi e tutti gli uffici amministrativi nelle palazzine più antiche, sottoposte a vincoli. Mentre le altre, più commerciabili, saranno messe sul mercato. Per Busto Arsizio, centralizzeremo i servizi attualmente sparsi per la città come i consultori, i distretti, la farmacia comunale. Lasceremo anche uno sportello del cup. Una parte verrà lasciata per il corso universitario di scienze infermieristiche e la formazione dei medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta. Spazi saranno anche a disposizione delle cooperative dei medici di famiglia. L’Università dell’Insubria, invece, disporrà di spazi per la didattica all’interno del nuovo ospedale. Lo stesso faremo a Gallarate dove si manterranno le palazzine più antiche dove accorperemo tutte le attività oggi sparse. È chiaro che il programma verrà definito in base al protocollo firmato da tutte le parti, innanzitutto con le amministrazioni comunali».

Alessandra Toni
alessandra.toni@varesenews.it
Sono una redattrice anziana, protagonista della grande crescita di questa testata. La nostra forza sono i lettori a cui chiediamo un patto di alleanza per continuare a crescere insieme.
Pubblicato il 05 Aprile 2019
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