Addio alla Variante al Pgt: dopo l’inchiesta nessuno la difende più
L'opposizione l'ha ribattezzato il 'Piano di governo delle tangenti', perché sarebbe il frutto delle pressioni e della corruttela del gruppo Caianiello. È costato centinaia di migliaia di euro. "Ma chiederemo i danni a chi è coinvolto"
Non ci sarà più una Variante al Pgt a Gallarate. Nel mezzo di un consiglio comunale molto animato, su un punto maggioranza di Cassani e opposizioni si sono ritrovate d’accordo: la Variante al piano regolatore comunale, inquinata dalle pressioni del gruppo Caianiello e dai (presunti) episodi corrutivi, non può andare avanti.
Ventuno i voti a favore del ritiro della Variante, avviata nel 2018 e adottata il 25 febbraio 2019. Hanno votato tutti – Forza Italia compresa – con la sola eccezione dei consiglieri di Libertà per Gallarate, d’accordo nel merito e usciti in polemica con il sindaco Cassani. «La Variante ha un contenuto positivo per la città di Gallarate, ma se alle spalle ci sono accordi corruttivi, riteniamo questa decisione inevitabile» ha detto il consigliere della Lega Corrado Canziani. «Sono convinto che cose nella Variante siano valide e di buon senso, come sono convinto che questo Pgt non possa essere adottato» ha continuato il capogruppo leghista Stefano Deligios. Il capogruppo di Forza Italia Germano Dall’Igna ha sottolineato la voglia di proseguire con l’amministrazione: «Assicureremo il sostegno a lei, signor sindaco, in modo critico e propositivo».
L’opposizione – Pd e Città è Vita – aveva richiesto il consiglio comunale proprio per ottenere, prima di tutto, il passo indietro sul Pgt (tecnicamente l’opposizione ha poi ritirato la sua proposta di delibera, confluendo su quella di maggioranza). Diversa però è l’analisi di quanto accaduto: «Tutti i fenomeni corruttivi sono confluiti nella Variante, se la Procura non fosse intervenuta quella Variante sarebbe stata approvata e pubblicata» ha sottolineato il consigliere dem Carmelo Lauricella.
«Il suo programma non prevedeva una Variante, ve la siete fatta imporre da Forza Italia ha rincarato la dose il capogruppo Giovanni Pignataro, sostenuto dal consigliere di Città è Vita Danilo Barban.
Il ritiro della Variante getterà alle ortiche il lavoro svolto e costato molto (ad oggi) alla città di Gallarate. Il consigliere di Libertà per Gallarate Luigi Fichera ha parlato di «un esborso già di 300mila euro». Il sindaco Cassani ha sottolineato che «il danno è stato provocato all’amministrazione comunale» e ha preannunciato «che né io né chi mi sosterrà farà sconti a nessuno, per i danni d’immagine e non solo». Insomma: costituzione di parte civile, come già preannunciato un’ora prima, ma anche richiesta di danni a chi è coinvolto nell’inchiesta (se verranno provate le accuse). «Peccato che c’è già chi dice di non avere un euro» ha replicato il consigliere dem Pignataro, riferendosi alla difesa di Nino Caianiello (che sostiene di non aver nascosto alcun tesoretto).
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