Corruzione e politica, la condanna (tardiva) di Antonelli in consiglio comunale
Seduta fiume che si è chiusa attorno all'una. Il sindaco, attaccato da Pd, 5 Stelle, Bac e da Cornacchia che però conferma la sua fiducia al sindaco: "Io danneggiato da questa vicenda. Incontro con Caianiello era inevitabile"
Assediato dalle richieste di chiarimento sui riflessi dell’inchiesta Mensa dei poveri che ha messo ai domiciliari un uomo di peso della sua maggioranza come Carmine Gorrasi e la presidente di Accam Laura Bordonaro, il sindaco Emanuele Antonelli – rimasto silente fino ad oggi sull’argomento – ha dovuto dire qualcosa.
Poche parole, in realtà, nel suo tipico stile asciutto e senza discorsi preparati: «Mi scuso per essere diverso da voi ma non sono abituato a commentare indagini in corso con persone che oggi sono nella polvere, attaccati da tutti, e che domani potrebbero essere completamente scagionati. Avrei fatto la stessa cosa se fosse capitato a qualcuno della parte politica a me avversa. Non ho parlato della vicenda stampa perchè ritengo questo caso molto più grave per me che per voi. In questi giorni ho pensato solo a lavorare e a fare qualcosa in più per la città, rispetto a quello che facevo prima. Questa cosa mi ha danneggiato molto e lo dico apertamente». Sulla figura di Caianiello e sulla sua influenza anche a Busto Arsizio, Antonelli liquida la questione sostenendo che «anche Astuti parlava con Caianiello in quanto ritenuto l’unico interlocutore a livello provinciale per Forza Italia».
Su Gorrasi spende anche parole di vicinanza: «Ara anche un amico come quasi tutti voi, tranne i 5 stelle. Preferisco aspettare prima di dire qualcosa perchè se poi viene fuori che sono innocenti non basterà chiedere scusa. La delega in Ato a Gorrasi è stata discussa anche con i segretari dei partiti, anche con Speroni. Lui andava in Ato su mio mandato perchè non posso occuparmi di tutto ma io ero e sono l’imbuto attraverso il quale passa tutto».
Antonelli ha parole di condanna per quello che è successo ma ritiene sufficiente la “gogna mediatica” a cui sono stati sottoposti gli indagati: «Sono deluso. Giornali e tv sono già una pena sufficiente per le persone coinvolte. Però voglio anche dire che chi è ignorante fa più danno di un corrotto. Darei l’ergastolo al corrotto dopo un processo, ad un ignorante lo darei subito». Infine su Accam e i riflessi che l’inchiesta ha avuto sulla società, Antonelli spiega che «si parla di consulenze che non avevano ragione d’essere. Il piano industriale che sposta la chiusura al 2025-2027 non c’entra nulla. Il piano industriale è serio e serve per salvare la società e i 35 lavoratori dei quali nessuno si interessa. La politica ha il diritto di scegliere i nominativi e si sa benissimo che le le nomine vengono fatte così ovunque, anche nelle città governate dal centrosinistra».
Tra gli interventi più pesanti quello di Massimo Brugnone del Pd: «È inutile che Speroni ci venga a dire che noidell’opposizione non abbiamo vigilato, per distogliere l’attenzione. Vorrei citare una frase di don Ciotti: la vera forza della mafia é fuori dalla mafia, chi rimane in silenzio e la lascia fare. Chi ha lasciato che Caianiello potesse andare avanti a fare quello che ha fatto? Quanti non sapevano che la sua voce era ascoltata? Cosa ci faceva ai tavoli decisionali? Tutti devono farsi un esame di coscienza. Ad ottobre 2017 ci avevate deriso quando avevamo segnalato le consulenze date ad Agesp allo studio di cui aveva fatto parte Gorrasi. Abbiamo suonato un campanello d’allarme e voi non ci avete ascoltato. In queste settimane non avete fatto niente per prendere le distanze e anche stasera ci lascia senza una reazione. Ha paura di qualcosa? Busto non si può permettere un sindaco timoroso. Serve una sua presa di distanza. Lo faccia perché non vorremmo arrivare alla conclusione che anche lei qui non vale niente».
A Cinzia Berutti (capogruppo Pd) il compito di sviscerare la mozione attorno alla quale si è sviluppato il dibattito (infine approvata con 8 voti della minoranza a favore): «Chiediamo di chiarire la sua posizione in maniera chiara e realizzare azioni concrete per la nostra amministrazione. Chiediamo conto al sindaco delle decisioni prese o non prese. Abbiamo chiesto la revoca dell’incarico affidatogli nel 2016 e tutti gli altri incarichi di rappresentanza, chiesto le dimissioni del cda di Accam, la revoca (poi mutuata in revisione) delle nomine nelle società citate nell’ordinanza e la costituzione di parte civile del Comune di Busto in un eventuale processo».
Parole dure anche da Diego Cornacchia, che prima mostra la carota e annuncia la nascita di un nuovo gruppo consiliare a sostegno del sindaco (insieme a Buttiglieri e Armiraglio, entrato in consiglio con la surroga di Gorrasi), e poi il bastone: «Plaudo all’intervento di Massimo Brugnone. Chiediamo al sindaco come mai é stata nominata la Bordonaro in Accam, perché abbiamo a capo di Agesp Silvia Gatti da Gallarate. Noi del gruppo misto siamo stati i cani da guardia di questa maggioranza e non i cani perchè appena abbiamo sentito puzza di bruciato ci siamo astenuti. Lei non è del tutto estraneo ad alcune situazioni che abbiamo letto nell’ordinanza. Siamo qui per sviscerare fatti svolti in ambito politico. Lei non può ritenersi esente da responsabilità politiche. Lei si è fatto comandare da un soggetto poco raccomandabile con una condanna sulle spalle. L’ambizione le ha giocato un brutto tiro. e forse in questo consesso civico siedono molti burattini del burattinaio, o aspiranti tali. Lo scorso maggio 2018 proposi un ringraziamento a Caianiello nella giornata di civiche benemerenze per le indicazioni sulla tenuta della giunta. Ricordo anche l’interrogazione del 2017 sulle consulenze ad Agesp e la conseguente aggressione fisica da parte di Gorrasi. Fabio Monza (non indagato) in Atem, Gorrasi in Ato, Zingale nell’organo di valutazione del comune chi li ha decisi?».
Per Busto al Centro ha parlato Gianluca Castiglioni: «La nostra compagine ha cercato di analizzare le cose successe in questo mese. Prendiamo spunto dalla questione Accam che ci riguarda molto da vicino. La presunta influente ingerenza di Caianiello é evidente. Serve un’iniziativa forte di Busto nella gestione della società Accam per diverse ragioni: è sul territorio di Busto Arsizio, siamo i maggiori azionisti, la nostra partecipazione al comitato di controllo analogo, lì smaltiamo i nostri rifiuti. Chiediamo un’esaustiva relazione sulla recente assemblea dei soci di Accam. Oltre le notizie frammentarie che la stampa é riuscita a darci. Totale coinvolgimento del consiglio comunale é necessario. Il piano industriale approvato era già chiacchierato dagli stessi membri di maggioranza. Subito dopo l’approvazione avevamo chiesto la sostituzione del cda perchè non in grado di dare seguito a quanto deciso e i fatti ci hanno dato ragione».
I 5 Stelle non hanno perso l’occasione per tornare a chiedere «una revisione del piano industriale per Accam a fronte del fatto che quello approvato dal cda azzerato dall’inchiesta sarebbe inficiato dall’intervento di Caianiello e soci» – ha sostenuto Claudia Cerini mentre Luigi Genoni ha chiesto al sindaco «di fare un gesto importante chiedendo liste e nomine pulite da qui in poi».
La leghista Paola Reguzzoni rompe il silenzio che si era imposta sull’argomento: «Io ho due denunce a mio carico per aver parlato. I fatti di cui sono accusati i coinvolti nell’inchiesta necessitano una condanna morale e politica. In questo momento non bisogna avere paura di mostrarsi. Queste persone sono corrotte e non politici corrotti. Caianiello aveva già una condanna di terzo grado e nonostante questo c’era chi minacciava e diceva nessuno tocchi Nino Caianiello. Detto questo non è il sindaco che sceglie gli interlocutori dei partiti. Stessa cosa per altri che governavano in provincia. Nessuno sminuisca e nessuno si nasconda. È necessario fare politica per bene senza vergognarsi». A margine la leghista ha chiesto il ritiro della mozione sostenendo che «votarla ci metterebbe in forte difficoltà» ma di fronte al diniego da parte del Pd che l’ha presentata ha deciso col gruppo di astenersi.
Per Forza Italia è intervenuto anche Gigi Farioli, nonostante le vesti di assessore, con parole appassionate e dure: «Chi, come il sottoscritto, ha avuto orgoglio, dignità e grazia di essere sindaco per 10 anni con Forza Italia non può oggi non assumersi la responsabilità per chi in questo partito ha rappresentato la buona politica. Questa parte non deve stare in silenzio e non può voltarsi dall’altra parte. Quando il commissario provinciale del partito, Caliendo, mi ha chiesto di essere coordinatore cittadino mi ha anche chiesto di dare totale appoggio al sindaco Antonelli. Lui, coi suoi modi e il suo modo di fare, ha espresso il suo pensiero. È chiaro a tutti che ciò che emerge dalle letture che ho fatto sulla stampa: non sono state intaccate le scelte amministrative di Busto. Per me Caianiello non è mai stato un nume tutelare ma onestà e disonestà sono equamente diffuse in tutti i partiti. Io non sono mai stato burattino e nemmeno burattinaio. La mia è una netta presa di distanza da quel modo di fare politica. Magari qualcuno sarà assolto ma quel modo di fare politica deve finire. Ciò che è cert è che le scelte fatte da questa amministrazione non sono mai state prone ad un sistema, magari utilizzate in maniera furba da qualcuno. Noi abbiamo chiesto per primi che questo consiglio fosse a porte aperte».
La conclusione del dibattito se l’è presa il presidente del Consiglio Comunale Valerio Mariani: «Stasera ho assistito ad una grande prova di maturità da parte di questo consiglio. Ero stato io il primo a porre il problema delle porte aperte per prudenza, la prossima volta ci penserò due volte. Su Alfa, società che ho contributo a incardinare, provo grande amarezza per alcune persone e per altre il tempo sarà galantuomo. A chi dice che anche il centrosinistra ha parlato con Caianiello rispondo che rivendico la possibilità di lavorare anche con l’opposizione. Qualcuno ha pensato di usare la buona politica per fare cattiva politica. Io so di aver lavorato nell’interesse dei 100 sindaci che lavoravano e votavano al tavolo. Io sono orgoglioso di aver fatto un pezzo di quel lavoro».
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