Terremoto-Caianiello, Sinistra per Gallarate chiama in causa il ruolo della maggioranza
La Sinistra richiama i diversi passaggi dell'ordinanza in sono citati vari esponenti di Forza Italia che "portano" la linea di Caianiello in giunta o in consiglio comunale. "Alla fine sul Pgt Caianiello le ha vinte tutte"
La Sinistra per Gallarate – quella a sinistra del Pd – attacca sul ruolo della maggioranza. Sulla capacità che Caianiello ha avuto di fare pressioni in particolare sulla redazione della Variante al Piano di Governo del Territorio, passata a fine febbraio dal primo dei due voti.
«Il terremoto giudiziario e politico che sta colpendo Gallarate non riguarda solo chi è oggi sottoposto a misura cautelare. A leggere gli atti del GIP del Tribunale di Milano sono diversi gli assessori e i consiglieri che hanno frequentato l’ambulatorio, che lì, consapevoli o meno di quello che stava accadendo, hanno preso ordini e li hanno eseguiti. Non solo dunque Caianiello, Petrone e Bilardo, per fermarsi ai politici e alla città di Gallarate».
La sinistra attinge a piene mani dalla ricostruzione che la Procura fa nell’ordinanza di custodia cautelare. Cita l’assessore Isabella Peroni, che «è stata informata da Caianiello che non avrebbe più dovuto pagare il dovuto a Paggiaro»: Caianiello non dice esplicitamente che si tratta di un accordo, ma Peroni «non fa domande». E quindi la Sinistra – per bocca di Cinzia Colombo – dice che «spetta alla politica e al sindaco chiedersi perché non fa e non si fa domande, anche se nel PGT che sta per adottare sono inserite nuove regole facilitanti i progetti su via Mazzini».
Cita il messaggio che Peroni porta nella giunta del sindaco Cassani per «pretendere l’allontanamento del dipendente comunale che non si piega ai diktat» sul Pgt. E ancora E ancora la sinistra chiama in causa il vicesindaco Moreno Carù, che in diversi passaggi compare come “latore” del pensiero di Caianiello in giunta (anche al posto di Petrone). Mentre viene sottolineato il ruolo del consigliere Aldo Simeoni nelle riunioni di maggioranza (sempre come sostenitore della linea-Caianiello) e del consiglieri Cosimo Ceraldi (va ricordato: con l’eccezione di Petrone, nessuno dei rappresentanti istituzionali di Forza Italia è destinatario di misure cautelari né risulta, ad oggi, formalmente indagato). L’indirizzo dal “mullah” è chiaro: «La nostra linea è che dobbiamo approvare la variante del Pgt», rinviando a dopo la definizione delle singole aree interessate. « Il mandato politico è di approvare la variante PGT, a noi di tutto il resto non ce ne fotte un cazzo».
Ma la sinistra prende di petto – politicamente – anche il ruolo del sindaco Cassani: «Secondo quanto indicato nell’ordinanza, non frequenta “l’ambulatorio”, anche se incontra Bilardo privatamente» fa notare Colombo. Che poi va al nocciolo della questione: «E’ vero, si oppone alla variante puntuale per l’area Tonetti (area dismessa di via Torino, da destinare a media distribuzione, ndr). Poi però accetta di inserire le richieste nella variante generale». Sostenendo la linea che porta all’adozione – primo passaggio in consiglio comunale – del Pgt. E se ipotizza che Cassani «non sapeva delle pratiche corruttive», la Sinistra dice che alla fine in maggioranza «gli assessori e i consiglieri di Forza Italia devono aver fatto un buon lavoro, perché alla fine Caianiello le ha vinte tutte» (nella foto di apertura, il voto sull’adozione del Pgt).
«E sì che le sirene di allarme non erano mancate: in diversi avevano evidenziato che la variante era ad personam. Ma Sindaco e consiglieri leghisti votano e approvano. D’altra parte Caianiello riconocsce come unico ostacolo il funzionario pubblico che non si accoda ai comandi dell’ex assessore Petrone».
Cosa sarebbe accaduto a giugno, con il secondo e definitivo voto sul Pgt? «Se era per il sindaco e gli altri amministratori leghisti fra un mese il PGT della corruzione sarebbe stato approvato» ipotizza la Sinistra. «Non spetta alla politica e ai cittadini definire se per complicità o incompetenza, se per timore di ricatti o disinteresse. Le indagini le fa la magistratura. Riconoscere però di avere, anche involontariamente, avvallato un disegno criminale e quindi riconoscere quanto meno la propria incapacità a garantire legalità e trasparenza, è un dovere civile del sindaco e della Lega gallaratese. Se il Sindaco avesse un minimo di rigore morale, si sarebbe dovuto già dimettere».
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