Archiviazione per il sindaco. “Accanimento delle minoranze”
Dimitri Cassani svela che un anno fa aveva ricevuto un avviso di garanzia: la Procura ha indagato, ha sentito i funzionari comunali e alla fine ha chiesto di non procedere sull'esposto presentato dai consiglieri delle minoranze
È stato sotto indagine per un anno. Ma alla fine è stata la stessa Procura a chiedere di non procedere contro Dimitri Cassani, sindaco di Casorate Sempione. «È la conferma che la mia posizione legittima e trasparente, contro di me c’è stato un accanimento delle minoranze» dice oggi il primo cittadino.
L’indagine sul municipio di Casorate è partita infatti da un esposto presentato dai consiglieri Tiziano Marson e Gian Luigi Poli il 24 marzo del 2017, che citava fatti compresi tra giugno 2015 (l’elezione di Cassani a sindaco) e quel momento. Il tema era stato evocato e portato tante volte sulle pagine dei giornali e in consiglio comunale, ma era appunto stato trasmesso anche alla Procura della Repubblica. Marson e Poli contestavano la delega ai Lavori pubblici e il contemporaneo esercizio da parte di Cassani della professione di geometra. In sostanza, denunciavano il conflitto d’interessi tra il ruolo di sindaco e quello professionale.
La Procura ha effettivamente indagato per un anno e passa, con tanto di acquisizioni documentali e di testimonianze da parte dei funzionari comunali. «L’anno scorso ho appreso di essere iscritto nel registro degli indagati, mi è arrivata l’informazione di garanzia per la proroga dei termini d’indagine», spiega oggi Cassani, che solo nei giorni scorsi ha ottenuto la conferma dell’archiviazione, dopo aver ripreso in mano la “busta verde” arrivata dal tribunale nel 2018.
Cosa è successo nel frattempo? Il Pm incaricato dell’indagine, il sostituto Susanna Molteni, ha chiesto il 30.11.2018 l’archiviazione, poi accolta dal Gip Nicoletta Guerrero, con conseguente decreto di archiviazione che chiude la vicenda.
Gli approfondimenti svolti dalla Procura hanno consentito di appurare che le materie di urbanistica ed edilizia privata sono state sempre affidate a un delegato (rispettivamente l’assessore Andrea Tomasini e Giuseppe Perazzolo, prima in qualità di assessore e poi di consigliere delegato). La Procura ha sentito anche i funzionari dell’ufficio tecnico che hanno spiegato come alcune pratiche erano sì presentate da Cassani in veste di professionista, ma che venivano esaminate dal livello tecnico, senza pressioni dal livello politico (tanto che alcune pratiche sono state rimandate indietro per “correzioni o integrazioni”).
Il Pm che ha indagato dice che i fatti «potrebbero al più essere valutati dal punto di vista amministrativo» e della legittimità degli atti, ma rileva la «infondatezza della notizia di reato», «non essendo nella specie configurabile alcun delitto in danno della Pubblica Amministrazione».
Oggi il sindaco si sente più leggero, di fronte a una vicenda che – dice – «mi ha ferito dal punto di vista umano ma mi ha rincuorato perché è finito con la conferma della mia posizione legittima e trasparente». Il clima a Casorate Sempione è molto teso da anni, va detto, tra le attuali maggioranza e opposizione, e prima a parti invertite. Cassani parla di «macchina del fango» contro di lui «non da oggi ma ancor prima della nostra elezioni»: cita una lettera comparsa anche su VareseNews firmata dal parente di un ex assessore (a cui la stessa forza di maggioranza rispose, ndr) e poi un post facebook in cui la figlia di un ex assessore diceva che «adesso la mafia è in Comune».
«Hanno superato il limite, con un attacco evidente e alla persona: dubitando della mia onestà come sindaco e come persona, Marson e Poli hanno accusato un sindaco di un reato gravissimo come l’abuso d’ufficio, senza prove. In quattro anni non è venuta una sola persona a chiedere favori, il metodo Caianiello qui non c’è mai stato: è stata anzi la nostra fortuna anche non avere rapporti con Gallarate».
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