Caldo sui treni, la Regione sferza Trenord e dà la colpa al Pd
L'assessore regionale Terzi sollecita la "sua" società di trasporti. E intanto riavvolge il nastro al 2018 e dice che è colpa di Renzi che ha lasciato treni vecchi
Le soppressioni e le riduzioni di composizione dei convogli – insieme ai ritardi – infiammano la polemica sull’estate di Trenord.
Nodo del contendere, le risposte emergenziali messe in campo dall’azienda di trasporti per fronteggiare i problemi legati al caldo estremo di questi giorni, che ha messo in crisi il sistema.
Oggi arriva anche l’assessore ai trasporti Claudia Terzi, a sferzare la società di trasporto locale della Lombardia: «Le temperature di questi giorni sono inusuali, ma la società deve mettere in campo ogni azione possibile per limitare i disagi. I disservizi vanno assolutamente contenuti e Trenord deve fare uno sforzo supplementare in questa direzione» dice Terzi, sollecitando l’azienda di cui Regione Lombardia – peraltro – è socia, attraverso Fnm.
Se Trenord risponde per metà al Pirellone e per metà a Fs, Terzi trova l’occasione per attaccare il Pd: «I treni vecchi sono eredità del Pd, che quando era al governo e controllava le Fs non ha investito sul materiale rotabile in Lombardia». Terzi sottolinea che Trenitalia ha investito solo 170milioni di euro e che i treni forniti in Lombardia da Fs hanno una età «di 32 anni (con punte di 45 anni!) di media», molto alta se confrontata con quella dei convogli Fnm – Regione Lombardia (soli 9 anni).
Terzi mette tra parentesi il fatto che ormai da quasi un anno Trenitalia risponde al governo giallo-verde di Roma e che il gruppo Fs non si è dimostrato proprio celere nel trasferire risorse, ma ha fin qui continuato a trasferire solo treni esistenti, accompagnati peraltro da roboanti comunicati in cui si passavano per nuovi i treni Ale582 d’inizio anni Novanta. Senza grandi cambiamenti rispetto alla linea degli ultimi anni, in cui già Fs-Trenitalia ha investito molto in altre Regioni.
Attacca invece direttamente la gestione Trenord l’ex sindacalista e responsabile trasporti Legambiente Dario Balotta: «NNn il gran caldo o la vetustà dei mezzi non bastano a giustificare la grave situazione di questi giorni: sotto accusa va messo il sistema di manutenzione dell’azienda e la sua organizzazione troppo dispersiva nella enorme officina di Fiorenza (340 operai). I dirigenti vengono cambiati troppo frequentemente, i pezzi di ricambio mancano, i turni sono inadeguati, le costosissime manutenzioni delle aziende costruttrici non bastano, e così spesso anche i nuovi treni a due piani si ritrovano con l’ aria condizionata guasta. La gestione della manutenzione non è quella che ci si attenderebbe da un’impresa industriale, ma si avvicina piuttosto a quella dei vecchi carrozzoni pubblici: basti pensare che recentemente, tra gli specialisti operai d’officina, è stato assunto un agronomo. La scarsa formazione e l’assoluta mancanza di motivazione e incentivo del personale operaio rende ingestibile la crisi di Trenord, che nemmeno il piano di soppressioni d’emergenza e le cancellazioni estive dei treni sono riusciti a scacciare».
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