La laurea offre una marcia in più: positivi i dati sui due atenei varesini
È stato presentato il Rapporto 2019 di Almalaurea che ha intervistato 280.000 laureati nel 2018. Alti tassi di occupazione e giudizi positivi per Insubria e Liuc
UNIVERSITA’ DELL’INSUBRIA
Donna, tra i 22 e i 24 anni, residente in provincia e prima laureata della famiglia. A grandi linee è la fotografia degli studenti che hanno finito il percorso universitario all’Insubria nel 2018 e che hanno risposto al sondaggio di Almalaurea. Sono stati 1764 a fornire le risposte e rappresentano il 94,7% del totale.
I neo dottori hanno promosso l’ateneo insubre dicendosi soddisfatti del percorso effettuato (38%) o abbastanza soddisfatti (53%). Definito positivo anche il rapporto con il corpo docente ( decisamente positivo per il 23,8% e abbastanza positivo per il 65%).
L’Università dell’Insubria conferma la sua attrattività tra i ragazzi delle province di Como e Varese ( della stessa provincia il 55,6% o provincia limitrofa il 33,5%) che impiegano meno di un’ora di auto per raggiungere le lezioni. Arrivano per il 59% da percorsi liceali o di istruzione tecnica nel 35%. Sono donne per il 58% dei casi e solo un laureato su tre ha almeno un precedente in famiglia.
L’ateneo ha ottenuto voti favorevoli sia per l’organizzazione di lezioni e appelli ma anche per la disponibilità di spazi e attrezzature (56% i giudizi positivi). Promosso anche il servizio biblioteca, considerati, invece, residuali gli spazi di studio autonomo. I laureati in corso sono la maggioranza (60%) e anche e votazioni sono elevate, con una media nelle votazioni di 25,8.
Ancora minima la quota di studenti che ha svolto un’esperienza all’estero in Erasmus ( il 16%) ma, per due iscritti su tre, gli anni di studio sono stati intervallati da lavori spesso saltuari e occasionali, mentre il 10% ha usufruito di borse di studio.
Considerando i punti di forza e di debolezza, quasi il 70% degli intervistati dichiara di essere pronto a iscriversi nuovamente allo stesso ateneo.
MONDO DEL LAVORO ( per vedere la scheda clicca qui)
Nel campo del lavoro, i neo laureati hanno indicato come requisiti prioritari nella scelta dell’occupazione, l’acquisizione di professionalità ( 76%) la possibilità di fare carriera (65%) il guadagno (58%) ma anche la stabilità del lavoro con la sicurezza del posto (66%). Importanti vengono ritenute anche l’opportunità di mettere in pratica le competenze acquisite (59%) e l’indipendenza (53).
Tra pubblico e privato, i laureati dell’Insubria hanno detto di preferire le aziende private (55,8%) con contratti a tempo pieno e a tutele crescenti ( 85,5%), meglio se nella provincia di residenza o in quella dove si sono svolti gli studi nelle regioni settentrionali d’Italia.
Il tasso di occupazione generale dei neolaureati dell’Insubria è del 55,9% di cui il 63,% dopo la laurea magistrale e il 40,7% nella magistrale a ciclo unico dove, però, il 44% è impegnato in un corso universitario o nel praticantato. La fotografia dell’Istat parla, invece, di livello di occupazione del 66,8% di cui il 72,5% per i laureati dei corsi a ciclo unico e l’83,6% dopo la laurea magistrale. Tralasciando quanti hanno deciso di proseguire negli studi (il 39,9%), dei 1.144 laureati triennali del 2017 dopo un anno dal titolo il loro tasso di occupazione è dell’82,2%. Tra questi, il 20,4% prosegue il lavoro iniziato prima della laurea, il 18,2% ha cambiato e il 61,4% ha iniziato solo dopo gli studi.
In generale, i laureati ci impiegano tra i 3 e i 5 mesi a trovare un’occupazione anche se le forme contrattuali stabili sono residuali ( 24,5) forme diverse definite “non standard” per il 37,4% mentre nel 15% dei casi si tratta di lavori autonomi ( che sale al 45% per le laurea a ciclo unico)
Tra i diversi settori di attività, la fetta più consistente l’offre quello sanitario dove ritroviamo il 21% dei laureati totali che salgono al 51% se consideriamo solo le lauree a ciclo unico.
Le retribuzioni di partenza segnano sempre una leggera differenza tra donne e uomini dove i primi ottengono salari di 1325 euro contro i 1248 per le laureate ( una differenza che si ripete per qualsiasi tipologia di laurea). La nota positiva è che quasi il 60% ritiene che la laurea si determinante per il lavoro svolto con un picco del 75,5% per le lauree a ciclo unico.
Soddisfatto il rettore Angelo Tagliabue: «Anche quest’anno l’Insubria si distingue per la percentuale di laureati in corso, segno che l’esperienza che vivono nel nostro ateneo è positiva, basata su un ottimo rapporto con i docenti oltre che su un ottimo insegnamento. E questo, insieme alle collaborazioni che l’ateneo mette in campo con la realtà sociale e produttiva del territorio, è uno dei fattori che permette i nostri laureati di trovare lavoro con più facilità che nel resto d’Italia».
LIUC – CARLO CATTANEO (per vedere la scheda clicca qui)
Maggior prevalenza di studenti maschi invece all’Università Carlo Cattaneo di Castellanza. Alla Liuc i laureati lo scorso anno sono stati il 62,8% con l’unica eccezione della laurea a ciclo unico dove il 58% è donna. L’eta media dei laureati è di quasi 25 anni . La metà dei laureati è occupato (51%) anche se oltre il 27% degli intervistati è impegnato in un corso universitario o sta svolgendo il praticantato. La LIUC conferma anche il primato tra i corsi di laurea magistrale di Economia Aziendale per l’internazionalizzazione: il 44,2% degli studenti, infatti, ha svolto un periodo di studio all’estero.
Da segnalare anche i tempi brevi e la regolarità degli studi, con l’84,4% degli studenti LIUC che conclude il percorso nei tempi prestabiliti, e il fatto che il 74,3% ha effettuato un’esperienza di stage durante gli studi.
La fotografia dell’Istat indica un tasso di occupazione del 62,4%.
L’85,3% dei laureati in Economia e il 93,4% di Ingegneria è occupato. Dati positivi che segnano anche un ulteriore miglioramento rispetto allo scorso anno. Ad un anno dalla laurea alla LIUC – Università Cattaneo, l’85,3% dei laureati in Economia e il 93,4% di Ingegneriaha un’occupazione.
Tra gli occupati, si tratta soprattutto di giovani che hanno iniziato un lavoro dopo la laurea dopo una ricerca durata poco più di tre mesi. Le tipologia contrattuali sono a tempo indeterminato nel 38% dei casi , con contratti di formazione nel 22%, non standard nel 24% con orari settimanali di 41 ore. Le tipologie di aziende dove trovano impiego sono nel 31% dei casi nell’industria e nel 21% come consulenti soprattutto del Nord Ovest.
Tra le retribuzioni si nota una certa equiparazione dei salari tra uomini e donne con stipendi più elevati per queste ultime nella laurea di primo livello e stipendi più elevati tra i laureati della magistrale.
«I dati – commenta il Rettore della LIUC, Federico Visconti – sono una conferma della possibilità concreta di trovare un’occupazione attraverso la formazione ricevuta alla LIUC. Spesso i tempi di attesa per l’inserimento nel mondo del lavoro sono legati alla scelta dell’occupazione tra le numerose proposte che vengono sottoposte ai neo laureati. La nostra forza sta nell’attività del Career Service, che si basa sulla personalizzazione del servizio per essere realmente vicini ai laureati e accompagnarli sia durante gli studi che dopo la laurea e in tutta la loro carriera. Tra le nostre peculiarità, il colloquio pre laurea per tutti, proprio con il Career Service. Inoltre, gli studenti possono entrare in contatto con imprese e professionisti già a partire dalle lezioni, in cui sono frequenti testimonianze, progetti e collaborazioni».
La LIUC conferma anche il primato tra i corsi di laurea magistrale di Economia Aziendale per l’internazionalizzazione: il 44,2% degli studenti, infatti, ha svolto un periodo di studio all’estero.
«I nostri laureati – aggiunge il Presidente Riccardo Comerio – si distinguono anche per il guadagno netto mensile, sensibilmente superiore alla media degli atenei del Collettivo. Se guardiamo infatti ai laureati magistrali, lo stipendio medio
per la LIUC è di 1.517 Euro contro una media Almalaurea pari a 1.210 Euro. Un elemento importante in una fase economica complessa come quella che stiamo vivendo, che ci fa ben sperare per il futuro dei nostri giovani. Quando infatti si scelgono corsi realmente appetibili per le aziende e si investe nella propria formazione, i risultati, anche economici, si vedono».
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