Ferno chiede le dimissioni spontanee di Misiano e Pozzi
"Don Misio" sospeso dal consiglio, al suo posto entra Valerio Magnaghi. Maggioranza e minoranza chiedono che i due consiglieri toccati dall'inchiesta Krimisa, Pozzi e Misiano, si dimettano spontaneamente. Nessun passo indietro del sindaco
Enzo Misiano, consigliere comunale (FdI) di Ferno arrestato durante il blitz contro la ‘ndrangheta a Lonate Pozzolo e Ferno di inizio luglio, – ora in custodia cautelare in carcere – è stato sospeso dal suo incarico.
Dopo la richiesta urgente delle opposizioni che avevano chiesto la convocazione del consiglio comunale, avvenuta in consiglio comunale lunedì 29 luglio, i banchi della maggioranza hanno accolto la new entry Valerio Magnaghi di “Progetto Ferno”, nominato temporaneamente consigliere subentrante.
«Il gruppo di maggioranza accoglie Magnaghi con benevolenza, perché, insieme al sindaco, rappresenta in consiglio comunale la frazione di San Macario così da costituire l’unione tra Ferno e San Macario, che era la caratteristica della nostra lista. Inoltre, in campagna elettorale ha dato un grande contributo alla nostra lista», ha commentato la capogruppo Pierangela Cassinerio. Magnaghi è stato salutato anche dai banchi di minoranza: Claudia Colombo (“Piantanida per Ferno”) e Massimo Regalia (“Cambiare Ferno”) hanno auspicato di «sentire ampiamente la sua voce».
Diverso e delicato, invece, il caso di Alessandro Pozzi, “assente ingiustificato” alla seduta consiliare. «Ho fatto i passi verso il consigliere che poteva essere contattato e ha ritenuto non opportuno procedere verso l’atto; non possiamo costringerlo alle dimissioni», ha spiegato il sindaco Filippo Gesualdi, «la scelta è personale, comprendo ciò che dice la minoranza ma non possiamo forzarlo a fare una scelta che deve essere fatta liberamente, valutando se sia opportuno o meno». Le minoranze, deluse da una mancata presa di posizione decisa di Gesualdi, hanno, però, incalzato il sindaco: si aspettavano che insistesse di più con Pozzi e che gli facesse capire che, forse, sta sbagliando a non dimettersi.
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«Se fossimo in un altro stato li costringerei, ma non possiamo agire andando contro la legge con chi ha commesso dei reati, per il momento ipotizzati. Il mio potere coercitivo su di loro non esiste dato che sono stati eletti. Costringere un consigliere a dimettersi in questa fase non è una cosa semplice, perché può essere considerata come un reato, una pressione impropria. L’unico sistema è dimettersi o la non-elezione alle prossime elezioni: spero abbiano la moralità di fare questo passo, più di questo non posso fare», ha risposto Gesualdi.
Ed è qui che si è passati all’altra richiesta delle opposizioni: quella di un passo indietro del sindaco Gesualdi e dell’intera amministrazione.
«Signor sindaco siamo ad un impasse», ha incalzato nuovamente Mattia Ludovico Piantanida (“Piantanida per Ferno”), «se i consiglieri non si vogliono dimettere l’unico modo per uscirne è dare le dimissioni, andare tutti a casa e tornare alle urne formando una squadra pulita». I due gruppi dei banchi della minoranza, infatti, hanno cercato di convincere la maggioranza ed il sindaco alle dimissioni:«C’è il rischio che il Prefetto sciolga il consiglio comunale per ‘ndrangheta: prima di un fatto così sarebbe il caso di sciogliere tutto e, per questioni di etica, morale e moralità, andare tutti alle urne prima che una macchia del genere ricada su Ferno», ha esortato Piantanida.
«Tutti i consiglieri della maggioranza non hanno detto nulla, quando avrebbero dovuto farlo per i cittadini che vi hanno votato. Mi sarei aspettata una reazione: per Pozzi è forse la prima assenza non giustificata, magari ce ne saranno altre. Noi siamo stati votati e dobbiamo rispondere in modo legale e trasparente alla fiducia dataci dai cittadini: non si ha il coraggio di dire a Pozzi di dare le dimissioni. Volevo un’assemblea cittadina dove il sindaco condannasse, se è vero, quello che in teoria avrebbero fatto i due consiglieri e che avesse detto che avrebbe voluto che rassegnassero le dimissioni. In più ha partecipato ad una marcia per la legalità organizzata da un altro sindaco, Nadia Rosa (tra l’altro presente in sala durante la seduta consiliare)», ha continuato Colombo insistendo su una mancata presa di posizione ferma e decisa da parte del sindaco.
Gesualdi, però, non è stato persuaso:«Non nascondo la gravità inaudita degli eventi: proprio perché ci troviamo di fronte a fatti di tale rilevanza, è necessario che la magistratura faccia il suo corso. Io non devo dimettermi: gli eventi sono accaduti in altri comuni e la responsabilità penale è personale, in questa giunta non ci sono nomi vicini a quelli indagati. L’amministrazione non è stata coinvolta, per cui non mi dimetto e continuerò a lavorare per Ferno».
Anche la maggioranza ha votato contro le dimissioni del sindaco; «Non si può fare di tutta l’erba un fascio e sciogliere il consiglio. Votiamo contro per gli impegni assunti in questi anni di amministrazione verso i cittadini di Ferno, per non interrompere e far perdere il valore dei risultati raggiunti e della credibilità del sindaco, di tutti gli assessori e consiglieri. O siamo capaci di reagire senza fare calcoli politici-elettorali o chi ci rimette è la comunità fernese», ha affermato Cassinerio.
Dunque, dopo una lunga serata, il consiglio comunale ha chiesto, all’unanimità, le dimissioni spontanee dei consiglieri Enzo Misiano e Alessandro Pozzi.
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