“I soldi di Sea puzzano. Beppe Sala vuole svolta ambientale? Pensi a Malpensa”
Tiziano Marson e Marco Grasso, del Pd di Casorate, intervengono nella polemica sui 100mila euro da Sea, ma chiedono di ridiscutere tutto il capitolo Malpensa. "Anche con il sindaco di Milano"
«I soldi puzzano, pecunia olet». L’opposizione Pd di Casorate Sempione tornano sul tema dei fondi Sea rivolti al sociale. E lo fanno con un intervento a gamba tesa, in una polemica ormai innescata da giorni.
«Leggiamo con interesse le specificazioni del Sindaco di Somma Lombardo. Il progetto, portato avanti dall’ambito di zona per le politiche sociali, è certamente meritevole tuttavia il momento in cui giunge questo finanziamento da parte di SEA, alle porte del ponte, lo rende oltremodo indigesto tanto è il fetore che emana»., dicono Tiziano Marson, segretario del circolo PD casoratese, e Marco Grasso, consigliere comunale Lista Civica Democratica.
I due esponenti dem criticano anche la scarsa chiarezza, prendendo spunto dalle due diverse interpretazioni offerte dai sindaci: Enrico Puricelli, primo cittadino di Samarate, aveva infatti ricondotto il finanziamento – rispondendo in consiglio comunale a un intervento compensativo del periodo “bridge” (cioè il trasferimento dei voli da Linate, per tre mesi, dal 27 luglio., giungerà anche al proprio comune. «Mentre a Somma Lombardo si afferma che questo finanziamento non è una compensazione», fanno notare Grasso e Marson.
«Che si mettano d’accordo tra di loro all’interno del CUV prima di fare uscite di tale natura, che tolgono ogni credibilità residua a questo organismo sovra comunale, visto il tentativo di smentita ai danni del suo presidente. Apprendiamo, inoltre, che sono previste ulteriori installazioni di centraline per le analisi dell’aria e del rumore. A tal proposito è meglio esser chiari subito e senza possibilità di fraintendimenti: a nessuno importa sapere a posteriori cosa è successo». Da Casorate dicono che «il disagio causato dagli aerei [è] insopportabile già adesso».
«È comunque il caso di ricordare che in un recente passato l’ARPA, per voce dei suoi funzionari, ha dichiarato che inquina di più un barbecue in giardino che il passaggio di un jet e, comunque. che abbiamo la stessa aria che si respira a Milano quindi di che ci si lamenta? Poco importa che ci sia stata una sentenza di condanna per disastro ambientale che ha obbligato lo stato a risarcire il proprietario del bosco distrutto per milioni di euro, con assoluzione della SEA nel terzo grado di giudizio. Questione parcheggi: cosa si può dire oltre al fatto che un paio sono stati chiusi per mafia? Che, diciamocela tutta, la mafia attecchisce quando l’etica e la morale calano, e la magistratura in questo caso nulla può, sono la politica e la collettività che devono battere un colpo, non basta una lodevolissima fiaccolata, è necessario l’impegno quotidiano senza mai girare la testa dall’altra parte. La politica deve scegliere se continuare ad abdicare al suo ruolo di guida nella gestione del territorio e del suo sviluppo, lasciandola in mano ai vari potentati di turno – nel nostro caso SEA che ha uno scopo ben preciso e ovviamente lo deve raggiungere. In questi anni abbiamo sempre sentito dire e letto che si dialoga con SEA, cordiali colloqui che hanno consentito il disprezzo di qualsiasi vincolo che tutela il territorio – mi riferisco alla VAS oggi e alla VIA ex post, che bocciò Malpensa2000 bloccando il trasferimento dei voli da Linate a Malpensa alla sua apertura, consentita in extremis solo in seguito al decreto D’Alema che, tra l’altro, costituì la commissione tecnica deputata a decidere quale sono le sid (rotte di decollo) meno impattanti sul territorio. Oggi bisogna avere il coraggio di scegliere e, come abbiamo già detto in passato, ci sono due opzioni sul tavolo: o si mette un tetto ai n. di movimenti orari che possono avvenire a Malpensa, in pratica rendere compatibile Malpensa con il territorio, oppure scegliere quali parti del territorio devono essere trasformate per renderlo compatibile con Malpensa e, ovviamente, risarcire adeguatamente chi deve cambiar zona. In un termine “delocalizzazione”, come già avvenuto in un recente passato in modo rocambolesco, ma questa volta gestito come si deve e che paghi la SEA che tanto vuole lo smodato sviluppo di Malpensa».
«Ma qui sorge un problema di prospettive, siamo cosi sicuri che Malpensa possa crescere sempre? La crisi del 2008 spazzò via tante certezze sullo sviluppo illimitato dell’economia; Alitalia se ne andò, altre compagnie aeree se ne andarono, passando dalla crisi della chiusura del ramo Handling per aiuti di stato, generatrice di una nuova società con meno dipendenti, e per una volta si videro tutte le istituzioni unite per ridurre al max le ricadute occupazionali, ma per metterci una toppa per le mancate promesse occupazionali. Quindi è necessario una scelta politica che non deve ricadere sulle teste dei cittadini come ora, dove tutto viene dato per scontato contando sulla loro rassegnazione. E qui mi appello al centrosinistra tutto, che si ricominci a trattare il problema di Malpensa con tutte le spine e le contraddizioni che comporta. È insopportabile che SEA sbandieri i suoi successi economici con utili da favola, sapendo che parte di quegli utili arrivano dalle pesanti ristrutturazioni fatte e dal sorvolo indiscriminato e quasi senza il rispetto delle regole del territorio. Dobbiamo avere il coraggio di prendere una decisione e portarla avanti, questo vogliono i cittadini, come vogliono essere giustamente coinvolti direttamente nelle scelte – vedi i comitati spontanei che nascono. Ma una risposta, una proposta, il centro sinistra e il PD la devono dare e dobbiamo pretendere di dialogare direttamente con il sindaco di Milano, azionista di maggioranza della SEA, visto che vuole una svolta ambientalista, finalmente. Cominciamo a parlargli di Malpensa e iniziamo questa svolta da qui, dove paghiamo gli utili che poi il comune di Milano in parte gestisce. E ora di cambiare modo di fare politica: il silenzio significa vuoto, e se il vuoto viene colmato da altri ciò non significa che sia sempre e il meglio, anzi».
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