L’imprenditore che denuncia e quello che chiede aiuto alla ‘ndrangheta
L'inchiesta della Dda che ha smantellato nuovamente il clan di 'ndrangheta di Legnano-Lonate Pozzolo, fa emergere due figure imprenditoriali: l'imprenditore che denuncia e quello che chiama gli "amici"
Da una parte l’imprenditore che subisce un tentativo di estorsione e registra tutto per poi consegnare il materiale alla Procura della Repubblica, dall’altro l’imprenditore (che è anche consigliere comunale) che chiede aiuto alla ‘ndrangheta per risolvere un tentativo di estorsione da parte di altri ‘ndranghetisti.
Sono queste le due facce della medaglia della nuova indagine della Dda di Milano che ha portato alla misura cautelare nei confronti di 34 persone delle quali 13 accusate di far parte di un’associazione a delinquere di stampo mafioso nei territori attorno a Malpensa, la locale di ‘ndrangheta di Legnano-Lonate Pozzolo.
GLI AFFARI DELLA ‘NDRANGHETA CON LA POLITICA
Alessandro Pozzi, consigliere comunale in quota Fratelli d’Italia a Ferno, viene avvicinato da Cristoforo e Antonio De Novara i quali, venuto a sapere che la ditta che gestisce col fratello ha assunto un disabile, cominciano a fare pressioni perchè venisse assunto un loro parente (Antonio De Novara, detto il drogato o totonno) che disabile non è. Pozzi interessa del caso l’amico e compagno di partito (Fratelli d’Italia) Enzo Misiano il quale, insieme allo stesso Pozzi, parla con il pluripregiudicato Mario Filippelli perchè interceda coi De Novara. Cosa che avviene e appiana la situazione che stava diventando problematica per i Pozzi.
ENZO MISIANO, IL CONSIGLIERE COMUNALE DELLA ‘NDRANGHETA
Dell’imprenditore che ha denunciato non facciamo il nome, per ovvi motivi di sicurezza, ma possiamo raccontare la sua storia. L’imprenditore, insieme ad un socio, decide di avviare un’attività di parcheggio nell’area di Ferno-Lonate Pozzolo ma si scontra con due tipi di criminalità: quella della ‘ndrangheta e quella dei colletti bianchi nel comune di Lonate. Il primo tentativo è quello di acquistare un parcheggio già pronto, il cui proprietario, però, risulta essere Emanuele De Castro, ma la trattativa finisce in nulla per la cifra richiesta da De Castro.
I PARCHEGGI DELLA ‘NDRANGHETA ATTORNO A MALPENSA
In un secondo momento cerca di acquistare un terreno a Lonate Pozzolo ma emerge il cartello formato dai ras dei parcheggi Sangalli e Rossetti (il primo è finito nell’inchiesta sulle tangenti al comune di Lonate Pozzolo) insieme al sindaco Danilo Rivolta che, per fermare la concorrenza, stabiliscono un costo elevatissimo per ogni posto auto (circa 500 euro, una cifra che potevano permettersi solo i due protagonisti del cartello).
Il terzo tentativo lo fa acquistando un terreno a Ferno, dove i costi per realizzare un parcheggio sono più accessibili, ma si scontrano con Emanuele De Castro che vede la presenza di un nuovo parcheggio come una minaccia agli incassi della sua attività. Proprio tramite il socio dell’imprenditore De Castro prova ad inserirsi nell’affare proponendo una società in tre ma l’imprenditore, che nel frattempo era venuto a sapere della fama di mafiosi dei De Castro, respinge l’offerta al mittente e come risposta si ritrova un’ambasciata dai De Castro che gli fanno sapere che qualsiasi cosa realizzerà loro gliela distruggeranno. Di fronte a questa eventualità l’imprenditore fa sfumare l’affare e porta tutte le conversazioni telefoniche, registrate tramite un’app del cellulare, in Procura dove svela il tentativo di estorsione subito.
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