Ndrangheta e politica, le opposizioni di Ferno chiedono le dimissioni del sindaco
Nell'inchiesta Krimisa emergono gravi indizi su due consiglieri comunali di maggioranza, uno dei quali arrestato e sospeso dal Prefetto. Ora le minoranza di centrodestra e centrosinistra portano il caso in consiglio
Dimissioni di “don Misio”, il consigliere di maggioranza finito in manette, del consigliere Alessandro Pozzi e del sindaco Filippo Gesualdi. È la richiesta – ora ufficiale – che viene dalle opposizioni di Ferno, dopo l’inchiesta Krimisa che ha colpito la ndrangheta di Lonate Pozzolo.
Ferno rientra nell’inchiesta con la figura, molto attiva, di Enzo Misiano, consigliere di Fratelli d’Italia che fa da tramite con le cosche, anche su partite di grande valore come la gestione dei parcheggi a lunga sosta per Malpensa insediati nel paese. Ma nelle carte ci sono anche gli elementi a carico di Alessandro Pozzi, che subisce le pressioni degli ndranghetisti (vogliono che assuma “Totonno” De Novara, usufruendo della quota disabili) ma invece di denunciare cerca una mediazione con Mario Filippelli, uno degli uomini che sarebbero ai vertici del Locale di ndrangheta di Lonate.
La richiesta di dimissioni, già avanzata sui mezzi d’informazione, diventa ora atto formale, con la presentazione di una mozione sottoscritta dai consiglieri del centrodestra (Claudia Colombo, Carlo Ferrari, Mattia Ludovico Piantanida) e dalla locale lista d’area centrosinistra (Massimo Regalia).
Politica, parcheggi di Malpensa e autista del boss: ecco chi è “don Misio”
La richiesta di dimissioni del sindaco viene ricondotta ad un quadro generale di compromissione della politica fernese. Nella mozione viene citato infatti un passaggio dell’ordinanza che definisce «particolanente critica» le situazioni dei Comuni di Ferno e Lonate Pozzolo, le cui giunte, nel periodo osservato, risultavano «espressione della capacita del gruppo criminale di veicolare considerevoli quantita di voti, barattandoli con la nomina di familiari e parenti a cariche politiche ed amministrative».
La mozione andrà nel prossimo consiglio comunale fernese, la cui convocazione viene richiesta con urgenza dalle minoranze.
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