Ambiente e voli aerei, l’UniCoMal torna alla carica
Intervento dei Comitati sull'impatto del periodo "bridge" su Malpensa, ma anche le strategie globali per l'ambiente
Riceviamo e pubblichiamo il comunicato dell’UniCoMal, l’unione dei Comitati dell’area di Malpensa
“Chi ben inizia è a metà dell’opera” così recita un noto proverbio popolare, ma guardando come è iniziata l’operazione “Bridge” nel far decollare tutti i voli sulla 35R, l’inizio non è stato tra i più confortanti. Dopo gli interventi dell’Assessore regionale all’Ambiente, di alcuni Sindaci e della stessa SEA, ecc. la situazione è stata riportata alla cosiddetta normalità; questo conferma come la politica aeroportuale viene condotta nel disordine e nell’improvvisazione.
L’invito rivolto agli stessi passeggeri di arrivare in aeroporto quattro ore prima del volo e i ritardi superiori ai 15 minuti di un terzo dei voli non sono sintomi di efficienza e di corretta organizzazione (nel giorno peggiore, il 2 agosto, con 125 mila passeggeri, si sono accumulati 294 ritardi di cui 77 di Alitalia).
Molti operatori lavorano sotto stress e le norme di sicurezza spesso non sono rispettate a causa dell’aumento dei voli indotti. Ciò ha provocato incidenti finora con ben sei feriti seri, oltre a quelli non resi pubblici.
I numerosi incidenti quasi quotidiani che avvengono sulla 336 e suoi intasamenti, i continui ritardi sulla A8, ecc. confermano la preoccupante situazione. Il mancato monitoraggio sanitario, necessario per conoscere le criticità epidemiologiche di una popolazione continuamente sottoposta agli inquinanti degli aeromobili e dei veicoli su gomma del traffico indotto dall’aeroporto; le mancate mitigazioni ambientali riconosciute da Sea ma mai attuate, lo stress da rumore sono gli elementi negativi che l’operazione Bridge comporta. Ricordiamoci una volta per tutte che la salute degli esseri umani è un bene inderogabile e non contrattabile.
Tutto ciò avviene in un periodo di riscaldamento globale a cui il traffico aereo contribuisce con il 5% delle emissioni di CO2, il principale gas serra e non sarebbe un male se anche in Italia si provasse un po’ di “flygskam”, parola svedese che significa “la vergogna di volare” e si cominciasse a pensare seriamente a mezzi di spostamento più razionali, alternativi e meno inquinanti. L’accelerazione dello stesso riscaldamento climatico sta colpendo pesantemente anche il nostro territorio con l’aumento dell’ozono. Il caldo insopportabile e le temute ondate di calore sono pericolosissime, ricordiamo quella del 2003 in cui dopo diversi anni furono stimati in Italia 18.000 morti.
A questo punto sarebbe opportuno porre delle tasse sugli aerei, sulle compagnie e sugli aeroporti ospitanti, che inquinano di più sia dal punto di vista atmosferico che acustico, perciò devono essere resi pubblici i dati puntuali dei voli, con il rumore e i tracciati rader per identificarli ed eventualmente multarli. Inoltre dovrebbero essere tolte le agevolazioni fiscali a molte compagnie low cost su cui si basa la politica aeroportuale di Malpensa. I soldi ricavati dovrebbero essere investiti in opere di difesa ambientale. Prendiamo l’esempio della Germania che ha appena approvato un piano di 100 miliardi di euro in dieci anni (54 miliardi nei prossimi quattro) per politiche e azioni di difesa e sviluppo ambientale e a favore di una transizione energetica ecologica.
Di fronte all’operazione Bridge occorre una auto-organizzazione del territorio che, partendo dalle associazioni, dai semplici cittadini, dal Parco del Ticino, dai coordinamenti municipali, possano elaborare un progetto organico e condiviso i cui paradigmi siano la salute della popolazione e la partecipazione alle decisioni da imporre a SEA e non semplicemente subirle come è accaduto fino ad ora.
24 settembre 2019
Il Direttivo UNI.CO.MAL.
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