Del Buono, Gentile e Genovese: il museo Agusta ospita l’arte contemporanea
Andrea Genovese, Mari Del Buono e Domenico Gentile: le opere di tre artisti diversi ospitate per un solo giorno al museo Agusta
Arriva l’arte contemporanea al museo Agusta di Samarate: verrà, infatti, ospitata la mostra di arte contemporanea “Respiro” nella giornata di sabato 14 settembre, alle 17.30.
Per tutto il corso di sabato, dunque, le mura del museo ospiteranno le opere in sinergia dei tre autori in sinergia, che «porteranno la loro individualità in un luogo, come il museo Agusta, che negli anni ha sempre conservato la storia di anni di impegno, entusiasmo, sacrificio, professionalità: basi morali che hanno sempre contraddistinto l’ideologia lavorativa e passionale di Agusta», spiega la responsabile Alessandra Claudia Croci.
L’artista Mari Del Buono entra in totale simbiosi con la sua opera ed utilizza i materiali più moderni ed innovativi: plexiglass, cristalli e tele illuminate vengono impiegate per raggiungere «un’identità ben definita in ogni sua realizzazione, concretizzata in una ricerca costante, instancabile, attraverso la luce». Le sue opere sono, dunque, una vera e propria esplosione di trasparenza, incrementata dalla leggerezza dei cristalli e dai giochi di luce dati anche dal plexiglass, che assume sempre forme morbide, curve,
arrotondate; il tutto è in perfetto equilibrio con i colori dell’opera stessa che variano dal bianco, oro, lavanda, blu, amaranto.
Saranno poi esposte le opere di Domenico Gentile, in ricordo di un artista eclettico nella scelta delle tematiche da affrontare e nelle tecniche da utilizzare: l’amore per la luce, il colore e l’intensità di geometrie, di forme e di un solo colore utilizzato danno vita ad un’immagine ricca di mistero. I suoi lavori e la sua maestria permettono «di superare la barriera, senza nulla sapere, ma con la certezza una volta oltrepassata, che conduca ad una nuova vita».
Infine, le mura del museo il connubio di arte sperimentazione di Andrea Genovese. Dai piani di plexiglass viene, infatti, elaborato un altro piano di materiali diversi come resina, legno, tessuto, colate di colore intenso: da questi emergono – «quasi a spezzare la razionalità del piano stesso» – dei volti realizzati in resina, riconoscibili nei loro tratti umani, ma in realtà quasi sempre velati dal materiale stesso. Il risultato è un doppio senso interpretativo all’opera: un “entrare” da parte dell’uomo nel mondo, oppure anche un “evadere” dalla società moderna che ci circonda.
Una mostra, quindi, che vede l’energia di tre artisti diversi professionalmente, ma accumunati da una forte ricerca umana, introspettiva ed interpretata in maniera diversa, caratteristica della loro unicità: un evento che è pura alchimia. «D’altronde, come diceva Paul Klee, l’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che sempre non lo è. Questo insegna che ognuno di noi è libero di percepire il linguaggio artistico in base al proprio animo», spiega Croci.
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