Ospedale unico, Gallarate vuole evitare il rischio dei “padiglioni fantasma”
A Legnano, a distanza di anni dal completamento del nuovo ospedale, la vecchia struttura è diventata un problema. Gallarate non vorrebbe fare lo stesso errore (il problema è come)
L’ospedale unico Busto–Gallarate scalda i cuori di alcuni (soprattutto nel centrodestra) e vede dubbiosi (Pd) o contrari (comitato) altri, ma su un punto c’è accordo: se si farà, il rischio di lasciare il vecchio ospedale fatiscente per anni è reale.
Il fantasma è quello di Legnano, intendendo il vecchio ospedale semiabbandonato, dopo anni dal completamento della nuova struttura. E spesso segnalato anche per la presenza di senzatetto e sbandati nei vecchi padiglioni in zona Canazza.
E dunque: a Gallarate ci si preoccupa del futuro degli edifici, in una zona a due passi dal centro. Cosa ne sarà, il giorno – se arriverà – in cui l’ospedale sarà abbandonato? La preoccupazione è bi-partisan. Dalle file del Pd l’ex assessore all’urbanistica Giovanni Pignataro spera in una cessione dell’area al Comune da parte di Regione Lombardia «Se non ci fosse disponibilità dell’area sarebbe un disastro gestire il recupero».
Non basterebbe, dice l’esponente dem, avere in mano solo la programmazione urbanistica, se poi la proprietà rimane di altri. Diverso l’approccio del sindaco Andrea Cassani: «Mi piacerebbe avere aerea bonificata. Ma prenderci sul groppone edifici fatiscenti sarebbe preoccupante. Piuttosto preferisco che se ne faccia carico un privato».
Leonardo Martucci, di Forza Italia, ha ribadito l’aspirazione di fare di una parte dell’area «un grande parco pubblico» ma ha messo sul tavolo anche un’altra ipotesi «Mi piacerebbe se qualcosa dell’università di Varese fosse portato qui a Gallarate». Ipotesi rubito ridimensionata dall’ex sindaco Edoardo Guenzani e dallo stesso Cassani.
Guenzani ha ribadito che il primo compito del Comune resta dare un indirizzo per la riqualificazione, esercitare la funzione di programmazione urbanistica: «Un concorso di idee potrebbe essere una soluzione per avere qualità. Un po’ quello che Milano ha fatto per la riqualificazione della fiera, che non era di sua proprietà».
Donato Lozito ha rilanciato «l’urbanistica contrattata»: «serve a questo: se dici prima cosa fare, non riesci a farlo». Dunque: mettersi intorno a un tavolo. Certo, c’è da perseguire l’interesse pubblico, il che non è scontato e richiede vigilanza e prudenza (visti i precedenti a Gallarate, con tutto il capitolo urbanistica nell’inchiesta Mensa dei Poveri).
C’è poi un altro capitolo: le proprietà della Asst fuori dalla zona ospedale, come il palazzo di Largo Boito, le ville, l’ex Inam di corso Leonardo Da Vinci. «Nella nuova delibera della Regione è prevista l’alienazione di tutti gli edifici esterni al perimetro dell’ospedale, con la concentrazione dei servizi territoriali nell’attuale ospedale» ha ricordato Margherita Silvestrini del Pd. Edifici che finirebbero in mano ai privati e per cui bisogna pensare a una nuova funzione.
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