Il modernissimo asilo del 1940 “a misura di bambino”
Fu costruito a Crenna, con soluzioni molto moderne e superando le forme monumentali e retoriche del periodo. Scelte che nascevano anche dall'esperienza personale di chi disegnò l'edificio
Un asilo di forme modernissime, affacciato dalla collina sulla città, pensato fin nei dettagli per le esigenze dei bambini.
Non è un asilo di oggi, ma del 1940, costruito a Crenna di Gallarate: un edificio che oggi se ne sta un po’ in disparte, ma che ha una storia interessante e valorizzata dall’uso che ancora oggi si fa della struttura.
La storia della struttura – che in origine si chiamava “Principe di Napoli” – è stata ricostruita dall’architetto Matteo Scaltritti, presidente della Società Gallaratese degli Studi Patri, che ha analizzato anche il contesto più ampio in cui s’inserisce il progetto, presentato in un incontro – proprio dentro all’asilo – organizzato in collaborazione con l’associazione Vivere Crenna e con il Consorzio Scuole Materne, guidato da Francesca Vita D’Alba.
L’aggregazione di Crenna (e Cajello) al Comune di Gallarate nel 1926 aveva posto il problema di dotare anche questi due paesi – destinati a diventare quartieri – di infrastrutture moderne, compresi appunto asili e scuole. In questo quadro la ricerca di Scaltritti ha ricostruito passaggi importanti, ad esempio il progetto dell’ingegner Talamona che aveva ipotizzato una scuola monumentale da realizzare sulla costa della collina, a fianco dei tornanti di via Nascimbene. Doveva essere dedicata a Mario Brumana, “protomartire fascista”: Scaltritti ha ritrovato e presentato anche un disegno inedito della scuola. Il progetto del Talamona alla fine non venne completato e la scuola elementare fu realizzata, nel 1932, in un terreno più a Sud (a sinistra, guardando il profilo della collina da Gallarate), l’odierno edificio di via Tommaso Gulli.
Per arrivare ad avere “edifici scolastici moderni, salutari e dignitosi” mancava un asilo, che fu affidato appunto al prof.Franco Poggi, dell’ufficio tecnico comunale cittadino, che ha progettato anche la sede delle attuali scuole Majno e la sede dell’opera Nazionale Maternità e Infanzia in via Cavallotti-Carducci.
Venne scelto terreno a valle delle scuole, lungo la attuale via dei Mille: la zona aveva il grande vantaggio di una ampia esposizione a Sud. La memoria di famiglia tramanda (vero o impreciso, è comunque un bell’aneddoto) che i tecnici «erano saliti dall’ufficio tecnico in una giornata che era nebbiosa a Gallarate e arrivati a Crenna avevano trovato il sole», come è stato raccontato da alcuni crennesi all’incontro di presentazione.
L’area per il nuovo asilo venne scelta anche perché vicina all’altro edificio, quello delle scuole, con vantaggi per le famiglie nella quotidianità: il bambino più grande avrebbe potuto accompagnare il più piccolo, evitando di distogliere i genitori dal lavoro nei campi o nelle officine. Fu così pensato un ingresso affacciato su un cortile sul retro della scuola elementare, anche se oggi l’accesso è stato spostato dal lato opposto, sul lato a valle.
L’asilo visto dall’alto, in una foto aerea di Google: il cortile originale era condiviso con le scuole elementari (in basso nell’immagine)Rispetto a un edificio di un decennio prima come la Casa del Balilla di Gallarate o alle stesse scuole elementari di Crenna, che riflettevano una certa retorica monumentale del periodo fascista, l’asilo era caratterizzato da «un modernismo che guarda a modelli aggiornati non solo nel contesto nazionale», spiega Scaltritti: un edificio molto funzionale, con un atrio molto trasparente che invitava subito ad entrare. In origine dove accogliere 160 bambini, ma c’era la possibilità di portare la capacità a 220 aumentando il numero di aule (dal 1940 è sempre stato usato appunto come asilo, salvo una breve parentesi bellica in cui fu convertito in ospedale di convalescenza per soldati tedeschi).
L’edificio, oltre alle aule, comprendeva – e comprende ancora oggi – una rampa all’aperto e a pendenza ridotta che scendeva nel giardino, uno spazio aperto ma coperto per attività motorie, un salone molto luminoso, purtroppo modificato in seguito ribassando i soffitti ed eliminando una fascia di finestre. Spazi e dotazioni erano a misura di bambino e studiati con particolare attenzione, compresi gli angoli arrotondati che facilitavano anche le pulizie. Poggi – professore di Disegno Architettonico, diplomato all’Accademia di Firenze – lavorò da progettista a tutto tondo, disegnando l’edificio, gli interni, l’arredamento (una parte esiste ancora oggi).
Poggi mise nel progetto anche la sua esperienza personale, dal momento che era diventato padre da pochi anni (nel 1932 e nel 1933), come hanno raccontato le nipoti intervenute in occasione della presentazione dello studio.
L’elemento più interessante era la scalinata che dal piano superiore – livello dell’ingresso originale – scendeva al piano a valle: l’architetto progettò una scala con gradini bassi e allungati, che fossero a misura di bambino e aiutassero ad affrontare il dislivello tra un piano e l’altro.
Non solo: fu studiata una pavimentazione a due colori. Ancora oggi un gradino in pietra di colore ocra si alterna a un gradino rossiccio. Era un modo – geniale, per i tempi – per aiutare i bambini a muoversi in sicurezza. Anche qui il progettista aveva messo tutta la sua esperienza, ha svelato la nipote, l’architetto Elena Poggi: «Il suo secondo figlio infatti era ipovedente: era mio papà, il figlio nato nel 1933».
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