Chiuso il troncone principale dell’inchiesta Mensa dei Poveri: 71 verso il processo
I pm milanesi che hanno indagato su appalti e corruzione hanno notificato l'avviso di conclusione indagini. In 11 hanno scelto di patteggiare e forse lo farà anche Caianiello
La maxi -inchiesta denominata “Mensa dei Poveri” sulla corruzione tra politici, imprenditori e professionisti si avvia alla conclusione delle indagini, notificate nei confronti di un’ottantina di indagati ieri (lunedì). Saranno 71 quelli per cui si andrà probabilmente a processo mentre per 11 si prospetta un patteggiamento per pene fino a 3 anni.
In questa tranche dell’inchiesta figurano quattro politici: il deputato di Forza Italia Diego Sozzani per un finanziamento da 10 mila euro ricevuti dall’imprenditore Daniele D’Alfonso, l’ex-consigliere comunale di Forza Italia Pietro Tatarella che avrebbe ottenuto circa 100 mila euro da D’Alfonso in cambio di appalti, il consigliere regionale Fabio Altitonante per un finanziamento illecito da 20 mila euro ottenuto dal manager Luigi Patimo e infine il consigliere regionale di Forza Italia Angelo Palumbo per un finanziamento illecito di 10 mila euro, ottenuto tramite l’intertessamento dell’ex-consigliere comunale bustocco Carmine Gorrasi e di altri 2 mila tramite Alberto Bilardo (esponente di Forza Italia ed ex-consigliere di amministrazione di Accam).
Undici hanno scelto la via del patteggiamento, già concordato con i pm Furno-Scudieri-Bonardi, che dovrà essere accordato dal giudice per l’udienza preliminare . Tra questi figurano l’avvocato Stefano Besani (2 anni), Alberto Bilardo (3 anni), Laura Bordonaro, Matteo Di Pierro, Marcello Pedroni, Alessandro Petrone, Pier Michele Miano, Enrico Tonetti, Davide Borsani, Beniamino Crescenti e Andrea Gallina. Potrebbe patteggiare anche uno dei principali indagati, Nino Caianiello, una pena sotto i 5 anni grazie alle decine e decine di ore di interrogatorio rese.
Stralciate le posizioni dell’ex-eurodeputata Lara Comi, il presidente di Confindustria lombarda Marco Bonometti, il proprietario dei supermercati Tigros Paolo Orrigoni e il presidente della Regione Attilio Fontana (per il quale non si esclude l’archiviazione per l’ipotesi di abuso d’ufficio in relazione all’incarico affidato al suo collega di studio Luca Marsico). Resta l’accusa al direttore generale di Afol Zingale di istigazione a delinquere nei confronti di Attilio Fontana.
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