I proprietari delle pasticcerie chiuse si difendono: “accuse frutto di vendetta”
Il legale annuncia una controindagine in cui risentirà i dipendenti e spiega: “Merce avariata era da buttare. Mai usata”
La linea di difesa dei proprietari della pasticceria Paganini è semplice: “I cibi scaduti facevano parte di uno stock di merce che doveva essere buttata e non utilizzata per preparare i dolci e le accuse riguardo ai maltrattamenti nei confronti dei dipendenti sono frutto della vendetta di un dipendente a cui non è stato rinnovato il contratto”.
Cesare Cicorella, l’avvocato della famiglia che giovedì 25 ottobre si è vista chiudere, dopo più di 40 anni, la pasticceria, il laboratorio e il bistrot è convinto che “quanto accaduto non può mettere in discussione una lunga tradizione familiare che è stata sempre apprezzata dai bustocchi”.
Il difensore annuncia una “contro indagine” con la quale risentiranno tutti i dipendenti per dimostrare che le accuse presentate agli inquirenti sarebbero in gran parte infondate o esagerate.
Ora l’obiettivo primario è quello di ottenere il dissequestro dei locali e ricominciare l’attivitá il prima possibile per salvare la storia e i posti di lavoro.
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