Il PD: “Finalmente Cassani ha parlato. Ora spieghi tutto in consiglio”
La sezione gallaratese del Partito Democratico ha commentato in conferenza stampa il comunicato di Cassani, in cui si smarcava dalle parole di Caianiello e Bilardo: "Non parliamo delle indagini, ma il sindaco deve spiegare tutto". Ma per ora niente mozione di sfiducia
«Non vogliamo lanciare accuse al sindaco, le indagini le fa la magistratura. Ma dal punto di vista politico ci sono dubbi che vanno chiariti al più presto». Il Partito Democratico ha commentato le parole del sindaco Andrea Cassani, che in un comunicato aveva ribadito la sua totale estraneità all’inchiesta ‘mensa dei poveri’ (qui tutti gli articoli), che nel maggio scorso ha decapitato i vertici di Forza Italia di Gallarate e di tutta la provincia.
Il terzetto composto dal capogruppo dem Giovanni Pignataro e dai consiglieri Carmelo Lauricella e Anna Zambon, è stato in realtà abbastanza cauto: non ha cercato lo scontro frontale con il sindaco, ma ha posto dei dubbi sull’amministrazione leghista, che in questi mesi «è stata completamente ferma, così come la città». «L’inchiesta di maggio ha paralizzato l’attuale maggioranza che, comunque la si veda, esiste grazie ai voti di Forza Italia», hanno detto affiancati da due esponenti della civica Città è Vita, Sebastiano Nicosia e Giuseppe Gualandi.
Ma facciamo un passo indietro. Pochi giorni fa i due indagati eccellenti dell’inchiesta ‘mensa dei poveri’, l’ex vertice della sezione gallaratese di Forza Italia Nino Caianiello e l’ex consigliere Alberto Bilardo avevano raccontato diversi dettagli sulla spartizione delle nomine e degli incarichi che hanno portato agli arresti. Il nome di Cassani – che non è indagato – è stato evocato dai due, la qual cosa ha spinto il sindaco a ribadire la sua innocenza: Cassani si dice pronto a «andare in procura a smentire categoricamente qualsiasi illazione degli indagati».
«Dopo tre giorni, finalmente il sindaco ha parlato», afferma Zambon. «Le accuse – continua – sono pesanti, e questo ritardo stupisce un po’». «Noi non vogliamo commentare le indagini o le parole degli indagati – aggiunge Pignataro – ma c’è un problema di fondo, ed è politico: se Cassani dice che “la mia posizione di contrasto alle logiche corruttive rende sconcertanti le seppur marginali insinuazioni calunniose”, possiamo anche credergli. Ma, se un sindaco contrasta la corruzione e gli episodi di corruzione succedono comunque, è evidente che qualcosa non funziona. Il sindaco, senza l’intervento della magistratura, non avrebbe impedito un bel nulla, come sul progetto di via Torino. Lui quel progetto lo conosceva bene: se veramente non sapeva nulla, c’è un grave problema politico».
La questione, come i dem ripetono più volte, è politica. Come sulla questione delle nomine: «Quando gli chiedemmo delucidazioni sulla scelta degli incarichi nelle partecipate, durante il question time che ci fu a maggio, ci disse che vigeva “il principio di votazione”. Lui mandò via gli avvocati che si occupavano del pgt (il piano di governo del territorio, ndr), e ne chiamò cinque nuovi, per risparmiare. Due di quelli compaiono nell’inchiesta. Questo è segno, come minimo, di scarso controllo».
«Se Cassani – continuano – vorrà andare a riferire in procura, non si sa in quale veste, ben venga. Ma è fondamentale che venga a riferire al più presto in consiglio, o in una commissione». Pignataro tira poi in ballo i consiglieri di FI, a cui il primo cittadino «scarica tutta la colpa. E ci chiediamo come faccia Cassani ad amministrare con il loro appoggio: Forza Italia è responsabile del sistema corruttivo ben consolidato in città, che abbiamo scoperto con le indagini».
«Quello che mi ha colpito del comunicato del sindaco – afferma l’ex assessore Nicosia – è l’utilizzo della parola marginale. Non voglio parlare degli aspetti giudiziari, ma politicamente tutto questo non è per niente marginale».
L’appuntamento è, dunque, per il prossimo consiglio comunale, che si preannuncia quantomeno movimentato.
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