L’ultima pazzia di Bruno: una maratona e mezza al Circolo polare artico
Lo specialista gallaratese Bonicalzi vuole completare il "Polar Bear Challenge" correndo le due gare nel giro di due giorni con temperature vicine ai -20°C. «È un'incognita. Ci affidiamo al calore degli altri concorrenti»
Lo avevamo conosciuto in occasione delle maratone di New York, perché per anni è stato il miglior classificato tra i varesotti iscritti. Lo abbiamo ritrovato sempre sulla mitica distanza dei 42 chilometri e 195 metri per la sua impresa di completare sette maratone in sette continenti con una somma tempi da primato. E poi, per ragioni benefiche era stato anche protagonista di un tentativo di record pazzo: correre la gara newyorkese vestito da snowboarder (compresi tavola e scarponi) entro quello che allora era il limite. Arrivò in fondo (devastato) ma 10′ sopra al crono previsto.
Ora Bruno Bonicalzi, gallaratese di 41 anni, è atteso da un’altra “pazzia” podistica con pochi eguali: disputare nel giro di due giorni una maratona e una mezza maratona in una cornice unica e particolare in condizioni al limite, all’interno del Circolo Polare Artico. L’impresa “combinata” (quindi con la somma dei tempi) si chiama Bear Polar Challenge e prevede un avvicinamento già complicato: volo fino a Copenhagen, raccolta di tutti i partecipanti e trasferimento aereo a Kangerlussaq, piccola località della Groenlandia un tempo relativamente famosa perché ospitava una importante base militare americana. Il paesino – circa 500 abitanti – sarà quartier generale della sfida podistica tra i ghiacci che si apre con la Polar Circle Marathon di sabato 26 e si chiude il giorno seguente con la “mezza”. (foto in alto: Bonicalzi in Antartide)
«Ma l’avventura in Groenlandia inizia già al venerdì quando saremo impegnati nella verifica del percorso» racconta Bonicalzi prima di prendere l’aereo per Copenhagen. «Dovremo munirci obbligatoriamente di ramponi d’acciaio perché in alcuni punti la neve è costantemente spazzata via dal vento gelido, quindi si correrà sulla calotta di ghiaccio. Sarà un bell’esordio in vista della doppia fatica di sabato e domenica». Prima di partire, il runner gallaratese ha partecipato a una gara di 30 chilometri nel pavese per poi rifinire la preparazione alla Varese City Run di domenica scorsa.
Un impegno che si preannuncia durissimo anche per uno come Bruno che di imprese podistiche alle spalle ne ha già diverse. «L’incognita è davvero alta, perché neppure in allenamento ho mai provato l’accoppiata maratona-mezza. Di solito il giorno dopo la maratona è sempre stato di riposo, stavolta dovrò aggiungere altri 21 chilometri di gara. E come sempre in questi casi tutti noi faremo affidamento sull’ambiente e sul calore dei compagni di avventura, perché ovviamente non in posti del genere non esiste un vero e proprio pubblico che fa il tifo per i corridori».
Bonicalzi alla Varese City RunBonicalzi ha già completato una maratona estrema: nel marzo 2018 infatti disputò la gara in Antartide. «Allora fu ancora più “esclusiva”, nel senso che corremmo proprio da soli e nel nulla: erano presenti solo le persone che avevano il posto sulla nave che ci portò laggiù. In previsione dell’Artico è stata una bella “palestra” perché ho gareggiato in condizioni ambientali complicate, però qui al Polo Nord ci sarà molto più vento e comunque più umido con una temperatura che si attesterà tra i -15° e i -20° C.
Almeno alla vigilia del Polar Bear Challenge, però, Bruno non ha dubbi su quale sia stata la sua pazzia atletica più grande. «Al Circolo Polare Artico, o al Polo Sud, parliamo comunque di prestazioni atletiche, pur con tutti i limiti del caso (il record della Polar Circle Marathon è di 2h53’45”, realizzato lo scorso anno dal groenlandese Martin Møller ndr). Gareggiare a New York con giacca a vento, scarponi, guanti, occhialoni e tavola da snowboard, per di più in una giornata di gran caldo, invece è stata una cosa decisamente differente. Matta, pazzesca».
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