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La bella vita di Taddeo alle spalle dei dipendenti: villa, Porsche e ristoranti

L'imprenditore varesino arrestato martedì scorso è stato interrogato dal Gip ma si è avvalso della facoltà di non rispondere. Più loquace uno dei suoi prestanome che ha ammesso

Aldo Taddeo

Sono stati interrogati ieri, giovedì, dal Gip Nicoletta Guerrero, Aldo Taddeo, la cognata ed Hermann Huber, principali indagati dell‘inchiesta “Plastic Free” condotta dal procuratore aggiunto Giuseppe D’Amico con la Guardia di Finanza di Busto Arsizio e che ha portato alla luce una bancarotta fraudolenta che ha coinvolto almeno tre aziende della provincia di Varese (la Caccia Engineering, la Ital e la Aes).

Aldo Taddeo, il vero protagonista della vicenda, ha scelto di non parlare, così anche la cognata mentre Hermann Huber ha ammesso di essere a capo di alcune società per conto di Taddeo.

Aldo Taddeo, l’uomo delle crisi che non ne ha risolta una

Intanto emerge qualche particolare sul tenore di vita di Aldo Taddeo, villa in affitto pagata coi soldi della società (attorno ai 90 mila euro), Porsche in leasing aziendale, prelievi da oltre due mila euro alla volta dalla cassaforte slovacca, la Herax di cui risultava titolare e che faceva da capogruppo alle altre aziende, pranzi e cene nei ristoranti tutti i giorni.  Una bella vita che poteva permettersi solo in quel modo.

Nel periodo in cui è stato presidente del Varese Calcio ha anche dirottato sia sul Varese che su una società vicina, oltre 100 mila euro distogliendoli da una società già in difficoltà e che lui aveva promesso di risanare. In realtà era solo un’altra delle aziende sulle quali riversava le sue ingenti spese e i suoi debiti pregressi. Non a caso al telefono, dopo l’udienza al tribunale fallimentare di Busto Arsizio di agosto scorso, si confidava con persone a lui vicino dicendo «questa volta mi arrestano». Una premonizione.

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it
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Pubblicato il 06 Dicembre 2019
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