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Dal Bangladesh a Manchester, passando per Gallarate. La storia di Ridoi

La famiglia bengalese, gli studi in Italia, e ora la vita in Inghilterra alla vigilia della Brexit. La storia di un ragazzo diviso tra tre culture e che adesso si definisce «cittadino del mondo»

Ridoi Molla

Dacca-Gallarate-Manchester. Un filo sottile collega queste tre città, diventate negli anni un asse caldo. Tantissime persone, ognuna con la sua storia, ha vissuto queste realtà così diverse tra loro. Ridoi Molla è tra questi. Non avendo la cittadinanza italiana non è iscritto all’Aire (l’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero), ma ha vissuto qui 16 anni e si sente a tutti gli effetti – e lo è – un varesino all’estero. Come lui, sono 55 mila le persone che, dalla nostra provincia, hanno lasciato l’Italia stabilmente.

Il Regno Unito è tra i primi paesi di approdo dei varesini, insieme alla Svizzera, la Francia, la Germania. Ma la storia di Ridoi è un po’ differente e più variegata: ce l’ha raccontata in una lunga chiaccherata al telefono (anche grazie al roaming gratuito, almeno fino al 31 gennaio quando entrerà in vigore la Brexit).

«Arrivai in Italia nel 2000, a cinque anni. Sono nato in un giorno speciale, il 25 dicembre, in quello che negli anni Novanta era un piccolo villaggio, a sei ore dalla capitale Dacca. In origine, prima dell’indipendenza dal Pakistan nel 1971, era un villaggio a maggioranza indù; ancora oggi, in cui la popolazione è principalmente musulmana, in paese è rimasto un tempio induista. C’è grande tolleranza nei confronti di tutte le minoranze religiose, come i cristiani e i buddisti. Allora non c’era assolutamente niente; oggi ci sono ospedali, banche, centri commerciali. In 20 anni il Bangladesh è cambiato radicalmente, ma il legame con l’India è rimasto forte, a parte la religione. E mi spiace vedere la piega ultra-nazionalista che ha preso il paese sotto Narendra Modi».

Primo ministro dal 2014, Modi fa parte del partito BJP, il Partito del Popolo Indiano, ultra conservatore e strenuo difensore della comunità hindi; nel mese di dicembre ha approvato una legge che facilita le minoranze religiose dei paesi limitrofi a ottenere la cittadinanza indiana, escludendo però i musulmani e di conseguenza scatenando dure proteste in tutto il paese, dove vivono circa 140 milioni di musulmani, la terza più grande popolazione islamica al mondo dopo Indonesia e Pakistan. «Ma prima di Modi – assicura Ridoi, che conosce benissimo il paese – l’India era un rispettoso delle minoranze religiose (la Costituzione indiana sancisce il principio di laicità, ndr)».

Il legame con l’Italia

Ridoi – che in bengalese significa ‘cuore’ – ha completato tutti gli studi, fino alle superiori, a Gallarate, dove ha vissuto fino al 2016. «L’Italia e l’italiano hanno avuto un’enorme influenza su di me. Tutti i miei ricordi d’infanzia sono legati a Gallarate e alla provincia di Varese. Ancora oggi, nonostante viva a Manchester da ormai quattro anni, penso ancora in italiano, un po’ ibridato con il bengalese. Sono le culture che mi hanno influenzato di più, e a oggi non so come definirmi. Sono un cittadino del mondo, e come me migliaia di persone che scelgono di lasciare il proprio paese natale per cercare una vita migliore. Non capisco perché si cerchi di limitare questa possibilità».

In Italia, dove ripete più volte di aver vissuto molto bene, ricorda tuttavia di aver vissuto qualche episodio di intolleranza: «Non ci ho mai fatto caso più di tanto, ma vivendo in Inghilterra me ne rendo conto: in Italia ci sono ancora tanti pregiudizi, e anche un po’ di razzismo effettivamente. Qui nel Regno Unito, un paese pieno di difetti, c’è molta meno discriminazione: gli immigrati di prima, seconda o terza generazione, sono più integrati, lavorano in banca, negli uffici pubblici. In Italia questo è ancora difficile da vedere».

La Brexit

Ridoi ha vissuto, per pura coincidenza, tutti gli step della Brexit: si è trasferito a Manchester, all’ombra dell’Old Trafford («mi piace lo United, ma odio il sabato di football: i tifosi sono troppo esagitati») il 9 giugno 2016, appena 14 giorni prima del voto destinato a cambiare la storia del paese. E che adesso, dopo quasi quattro anni, si completerà. Ridoi ha un visto di cinque anni, come tutti i cittadini arrivati oltremanica con l’intenzione di rimanerci. Nel 2021 dovrà sottoporsi a un esame per poter ricevere il passaporto inglese (uno dei più prestigiosi al mondo). «Non sono preoccupato; il vero problema sarà per chi vorrà venire qui dopo il 31 gennaio (il Sole24ore ha riassunto qui le conseguenze pratiche per i cittadini italiani, ndr)».

Quasi tutti sono concordi nell’affermare che l’immigrazione ha giocato un peso determinante nel voto sull’uscita dall’Unione Europea, in particolare nelle zone meno ricche e più lontane dai centri economici del paese. Ma come afferma Ridoi, le discussioni più accese non sono sugli immigrati extra-comunitari, ma proprio sugli europei: «Qui è molto sentita l’immigrazione continentale, dei polacchi, rumeni, italiani, spagnoli. Penso che poter limitare questo tipo di immigrazione abbia inciso enormemente». Boris Johnson – su cui Ridoi taglia corto con un laconico «no comment» – ha già dichiarato infatti di voler intervenire a gamba tesa su questo tema.

Ridoi a Manchester fa il meccanico e si trova bene: con lui, si è trasferita nel nord-est dell’Inghilterra gran parte della comunità bengalese – ma sarebbe più corretto dire bangladese: il Bengala è una macro-regione di cui il Bangladesh fa parte – di Gallarate. «Un nostro amico di famiglia ci consigliò di venire qui qualche anno fa: di lì a poco si trasferì mia sorella, poi i miei genitori. Qui a Manchester ho incontrato diversi miei concittadini che prima vivevano a Gallarate. Il motivo penso sia semplice: arrivai qui il 9 giugno, e il giorno dopo avevo già un lavoro». Una comunità in movimento, ma che a Gallarate c’è ancora: pochi mesi fa abbiamo intervistato Nasirul Islam, giovane fotografo bangladese che si è trasferito qui dopo una laurea a Londra e una a Dacca.

“Voglio essere un ponte tra Italia e Bangladesh”. La storia del fotografo Nasirul Islam

Pubblicato il 06 Gennaio 2020
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