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Accam, Bellora chiede uno sforzo ai comuni soci per uscire dalla crisi

Il presidente porta il conto dell'incendio in commissione a Busto e anticipa che chiederà uno sforzo ai 27 soci ma la Reguzzoni lo incalza: "Avete fatto causa a chi non ha rinnovato l'assicurazione?"

Generico 2018

«Sono qui a rappresentare una società che non vuole morire ma dobbiamo lavorare tutti insieme per far uscire Accam da questa situazione. I comuni devono fare uno sforzo (economico? ndr) e il 28 febbraio ci dovranno dire cosa vogliono fare del termovalorizzatore».

Il presidente di Accam Angelo Bellora si è presentato in commissione partecipate a Busto Arsizio per relazionare il consiglio comunale sulla situazione dell’impianto fermo dall’incendio che nella notte tra il 13 e il 14 gennaio ha distrutto le turbine che producevano energia.

Per chiarire i suoi intenti ha anche inviato una lettera a tutti i sindaci dei comuni soci per metterli al corrente dello stato dell’arte e di cui vi abbiamo parlato ieri qui

Accam, l’incendio presenta il conto: 2,5 milioni di danni e nessuna assicurazione

Dell’incendio non si è ancora individuata la causa ma si è capito che è partito da una perdita d’olio nel locale turbine. L’assicurazione non risarcirà un bel niente a causa del mancato rinnovo dal 2016 e i costi non sono bassi. In tutto il danno è stato calcolato attorno ai 2,5 milioni di euro. «L’assicurazione verrà riattivata appena l’impianto ripartirà – assicura il presidente – ma se entro qualche mese non riusciamo a risolvere i problemi finanziari creati dall’incidente si rischia la liquidazione»

Bellora ha spiegato che la liquidazione della società sarà, in un modo o nell’altro, un problema per i comuni soci. Se si seguirà una procedura guidata ci potrebbero essere grossi problemi con possibili cause da parte di società che hanno contratti in essere (Europower su tutti) oltre ad azzerare completamente quei 4 milioni di capitale sociale rimasti.

La liquidazione tramite un commissario porterebbe ad una svendita dell’impianto poichè carica di debiti. Bellora l’ha definita una via di uscita facile ma si azzera il capitale sociale ma a quel punto bisognerà assicurare l’attività dell’impianto ben oltre il 2027 con il rischio della perdita del controllo pubblico sull’ultimo e più importante pezzo del ciclo dei rifiuti. Se qualcuno vorrà portare altre alternative queste dovranno essere valide e solide sin da subito e non cose da libro dei sogni. Bellora ha anche detto di aver aperti un dialogo con Amga di Legnano, Asm di Magenta e, si spera, con Agesp.

La risposta più dura arriva dalla presidente leghista della Comissione, Paola Reguzzoni, la quale prima dà atto a Bellora delle sue qualità di mediatore trasparente e responsabile e poi attacca: «Si farà causa a chi non ha rinnovato l’assicurazione per i danni ad Accam? Ora che la società non può più essere una società  in house potremmo perdere comunque l’ultimo anello del ciclo dei rifiuti perchè la società si trova costretta a cercare rifiuti altrove se non vincerà le gare con i comuni soci che, in parte, già non conferiscono da anni a Borsano. Il piano industriale che ci è stato propinato in questi anni non era credibile prima e ora lo è ancora meno. Ce n’è uno nuovo credibile? Come Lega proponiamo di ridurre i comuni soci a 5 o 6 e togliere tutti quelli che non ci vogliono stare. Noi diciamo sì alla chiusura dell’inceneritore e no alla chiusura della società Accam».

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Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it
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Pubblicato il 14 Febbraio 2020
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