Anche Invidia (M5S) spiega: “I frontalieri possono andare a lavoro. Ma meglio lo smart working”
Il parlamentare del M5S Niccolò Invidia conferma che non ci saranno limitazioni per i dipendenti in Svizzera. "Quando possibile le aziende attivino il lavoro da casa"
«L’attività lavorativa dei frontalieri non è vietata. Per ragioni di sicurezza invitiamo il più possibile le aziende ad attivare lo smart working». Anche il deputato Niccolò Invidia, deputato varesino del MoVimento Cinque Stelle, chiarisce la situazione dei lavoratori italiani in Svizzera.
Il decreto presentato nella notte dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte lasciava aperta la questione dei frontalieri. Come ha scritto anche Alessandro Alfieri (PD), potranno continuare a recarsi a lavoro, ma è preferibile attivare lo smart working ove possibile. «In queste ore – ha scritto Invidia su Facebook – sia io che il mio collega Giovanni Currò siamo stati contattati da numerose associazioni e da tanti lavoratori frontalieri del nostro territorio. Ci teniamo a chiarire che l’attività lavorativa di coloro che devono necessariamente recarsi a lavoro oltre confine, non è inibita. Per ragioni di sicurezza – ha ribadito – invitiamo il più possibile le aziende ad utilizzare lo smartworking».
«Ieri sera – ha proseguito il deputato 5 stelle – c’è stata un’interlocuzione costante con il personale del Ministero degli Esteri, che ringrazio, sul problema dell’interpretazione del dpcm sulla zona rossa. Il testo finale pubblicato nella notte mostra una posizione chiara per quanto riguarda le esigenze di lavoro che dunque si estendono anche ai frontalieri. L’incertezza iniziale è quindi attualmente risolta. Ringrazio il ministro Luigi Di Maio per l’attenzione e per il lavoro svolto di concerto con l’omologo svizzero».
«A breve ci saranno ulteriori importanti notizie sulla questione frontalieri. Bene che il testo finale sia più chiaro e permetterà ai lavoratori di confine e ai datori di lavoro di prendere una scelta ordinata.
Proseguiamo a lavorare in costante contatto con tutti i ministeri per ogni necessità della provincia».
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