Da New York a Malpensa, sull’ultimo volo disponibile. “In America pochi controlli”
Il racconto di una dipendente di Malpensa: il viaggio a New York, l'ultimo volo disponibile per il rientro, gli ultimi giorni surreali in aeroporto
«Sono tornata pochi giorni fa da New York, con l’ultimo volo disponibile per Malpensa. Al JFK mi hanno chiesto solamente dove abitassi e se fossi stata in Cina recentemente». È il racconto di una dipendente dell’aeroporto di Malpensa, tornata da New York domenica 8 marzo, il giorno prima che tutta l’Italia, dopo la Lombardia e poche altre zone, entrasse ufficialmente in quarantena.
Si chiama Deborah Viscomi e ci ha raccontato l’esperienza di un’italiana all’estero ai tempi del coronavirus, e il cambiamento radicale vissuto da un punto strategico per tutto il paese, l’aeroporto della brughiera: il secondo in Italia per numero di passeggeri dopo Fiumicino. Che oggi rimane l’unico scalo aperto in Lombardia, dopo la chiusura di Linate e Orio al Serio (rimasto operativo solo per le merci).
«Sono partita – ci spiega – il 2 marzo con l’ultimo volo Delta per New York. Non posso lamentarmi con la compagnia, che è stata molto disponibile: già a Malpensa mi avevano assicurato che sarei rientrata, passando da Parigi. Anche al JFK – continua – non ho avuto alcun problema. Ho cambiato aereo per non fare scali, e ho preso l’ultimo volo di Alitalia per Malpensa, praticamente vuoto».
I controlli blandi di New York
Negli scorsi giorni c’è stata grandissima attenzione nei confronti del nostro paese, e in particolare Milano. Il blocco totale di una delle città più importanti d’Europa ha colpito tutti e ha interessato grandi testate come il New York Times e la CNN.
L’aumento significativo di contagi in Italia e in Europa ha spinto il presidente Usa Donald Trump a bloccare i voli verso il continente europeo – a eccezione del Regno Unito – a partire dal 12 marzo. «Ma al JFK – afferma Debora, senza nascondere lo stupore – mi hanno solamente chiesto se fossi stata in Cina e dove abitassi. Mi aspettavo molti più controlli».
In città, comunque, non ha vissuto nessuna esperienza negativa, ma ha trovato grande apertura: «Ho parlato con molte ragazze americane che non vedono l’ora di poter visitare l’Italia; anche il personale dell’hotel è stato molto gentile, e si sono detti dispiaciuti per la nostra situazione. Non c’è stato alcun episodio spiacevole».
Il deserto di Malpensa
«Da ormai due settimane non avevamo praticamente più clienti. C’erano pochissimi passeggeri che passavano velocemente senza fermarsi ai negozi». Debora lavora in un negozio del lusso, che chiaramente ha risentito pesantemente della situazione inedita, così come tutto l’aeroporto. Pochi giorni fa siamo andati al terminal 1 per vedere lo stato dell’aeroporto.
Ciononostante, Sea ha deciso di tenere aperto lo scalo varesino, trasferendo i pochi voli di Linate che invece ha chiuso. Il traffico passeggeri sarà concentrato, almeno in un primo momento, al terminal 2, «al fine di contenere al minimo il numero di persone e mezzi nelle attività operative a tutela della salute di tutti».
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