Castano Primo entra nella fase 3. “Dobbiamo ancora abituarci alla nuova normalità”
Le persone tornano in piazza Mazzini e le attività riaprono. Ma con realismo: "Ci sarà da faticare"
La piazza Mazzini torna a ripopolarsi. Piccoli gruppi di tre, quattro persone, coppie sedute al bar sotto il sole. Non molte persone, non molti clienti, ma Castano Primo riparte.
Nel primo giorno della fase 3 (o 2.2, insomma: il 18 maggio) nel contrasto al coronavirus, che prevede la riapertura della maggior parte delle attività commerciali e, sostanzialmente, la libera uscita dei cittadini senza più autocertificazione, abbiamo girato tra le nostre città per capire l’aria che tira. A Gallarate c’è chi è partito in quarta e chi invece attende ancora di poter riaprire in totale sicurezza; a Busto Arsizio c’è chi sta cercando di capire se potrà allargare il proprio spazio all’esterno, magari con un aiuto del comune.
In piazza Mazzini tornano le persone
Nel centro di Castano Primo si è rivisto un numero di persone che mancava dagli inizi di marzo. I bar hanno rimesso i tavolini fuori, come la pasticceria della piazza, che era già ripartita dal 4 maggio con il servizio d’asporto. «Abbiamo iniziato a lavorare molto con l’asporto – dichiara una dipendente, mentre prepara gli ultimi caffè della giornata – ma oggi non si è vista molta gente. Purtroppo qui a Castano c’è ancora molta paura. Oggi, comunque, è il primo giorno, per giunta un lunedì, e molta gente ha ricominciato a lavorare, quindi contiamo di avere più persone nei prossimi giorni. Ovviamente abbiamo dovuto ridurre notevolmente i tavoli all’interno».
Alla libreria del centro inizia la terza settimana di normalità. Una normalità fortemente condizionata dalle nuove regole: «In negozio – ci spiega la titolare Liliana – possono entrare massimo tre persone alla volta. Noi siamo aperti dal 4 maggio. La clientela finora non è stata molto numerosa; le persone probabilmente devono ancora abituarsi. C’è chi ha pazienza di aspettare e chi no». Non nega la fatica: «Si lavora molto, per sanificare continuamente il negozio, tenendo la mascherina tutto il giorno. La speranza è nella scolastica». È un settore che entra nel vivo a giugno e rappresenta una buona parte degli introiti delle piccole librerie: «Sarà dura far rispettare a tutti le regole, penso ai bambini che entrano e prendono in mano i libri. Con la costante necessità di far mantenere le distanze tra le persone, in un locale relativamente piccolo».
Sensazioni incerte anche in un salone di bellezza, dove gli ingressi sono ancor più limitati e il lavoro è tanto: «Stare fermi due mesi è stato un brutto colpo. Adesso dobbiamo ripartire, ma per noi non sarà facile. Possiamo avere pochissimi clienti, e le precauzioni da prendere sono tante. Bisogna adattarci, non c’è alternativa, ma dovremo faticare».
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