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Dal New Jersey a Gallarate: George Floyd, gli afroamericani e la polizia

I Giovani Democratici di Gallarate hanno tenuto un incontro su Zoom per parlare della calda situazione americana, con due inviati sul campo: “Stiamo scoprendo le infinite potenzialità del digitale”

Proteste usa

Mentalità glocal. Da Gallarate al New Jersey: giovani impegnati nella politica locale, ma con uno sguardo globale. Giovedì 18 giugno i Giovani Democratici di Gallarate hanno tenuto un incontro digitale con Olivia Broderick, giovane americana con un trascorso proprio a Gallarate come insegnante madrelingua al Gadda Rosselli: una testimone da vicino della situazione incandescente che sta vivendo la prima economia al mondo, tra la pandemia di coronavirus e le proteste scaturite dall’uccisione di George Floyd.

«Siamo partiti da questo episodio per cercare di dare uno sguardo ampio sulla condizione degli afroamericani e del sistema della polizia Usa» ci spiega Anna Zambon, che i GD li rappresenta anche in Consiglio comunale.

È sua l’idea di questo incontro: parlare degli Usa con una persona che li conosce da vicino. «Conosco bene Olivia. Quando era qui avevamo fatto amicizia e l’avevamo invitata a qualche incontro dei GD. Qui da noi erano le 9, là erano le 3: il digitale ci permette tutto questo. Sicuramente il lockdown ci ha fatto fare un grande balzo in avanti da questo punto di vista: poter “incontrare” persone da ogni parte del mondo in maniera estremamente semplice». È ormai chiaro a tutti che il digitale è parte delle nostre vite e può essere impiegato in tantissimi aspetti della nostra vita (l’intervista ad Anna l’abbiamo fatta su Whatsapp, ognuno dal suo smartphone). Le spese per gli investimenti nelle infrastrutture digitali saranno una parte consistente del prossimo bilancio dell’Unione Europea 2021-2027, indipendentemente dal budget che verrà concretamente stanziato.

La discriminazione razziale della polizia Usa, un male endemico

La morte di George Floyd non è un caso isolato, ma solo l’ultimo di una serie di episodi che coinvolgono gli afroamericani, un atteggiamento spregiudicato della polizia statunitense e una disparità di trattamento: «Olivia ci ha dato molti spunti interessanti. Primo su tutti un dato: se una persona nasce in America ed è di colore, le probabilità che sia uccisa da un poliziotto salgono del 40%».

Parlando della polizia Usa, si potrebbe fare l’errore di paragonarla alla nostra. Ma le differenze sono troppe: «Il corpo di polizia americano – spiega Anna – a differenza del nostro si occupa di molte più cose. E c’è all’interno un problema culturale, come ha sottolineato Olivia: la formazione degli agenti va da 1 a 6 mesi. Con lei abbiamo fatto una breve cronistoria degli abusi della polizia nei confronti degli americani, che non hanno certamente inizio con Floyd. E ci ha spiegato la nascita del movimento Black Lives Matter (nel 2013) e le sue rivendicazioni. Ma abbiamo anche fatto delle riflessioni sui media, sul loro ruolo fondamentale. Se non ci fossero stati i cellulari a riprendere, di Floyd e di Derek Chauvin (il poliziotto che ha tenuto il ginocchio sul collo di Floyd per 8 minuti e 46 secondi, provocandone la morte, ndr) non ne avrebbe parlato nessuno. Questo tema apre a diverse considerazioni, come il trauma di vedere in diretta e senza filtri un episodio così drammatico.

(La magistrale ricostruzione del New York Times sulla morte di George Floyd)

La discussione si è poi allargata alla situazione generale del paese, ancora alle prese con il Covid-19: in molti Stati del sud i contagi sono più alti che mai. «Olivia ha invitato all’evento Zoom una amica, Lisa, anche lei americana, che ha spiegato molto bene lo stato del paese e della stessa polizia. Sottolineando l’importanza dell’amministrazione al potere e la sua influenza sui poliziotti». La polizia dipende dai singoli Stati, ma «il governo federale influisce molto: se c’è un’amministrazione benevola nei confronti della polizia, gli agenti si sentono più legittimati ad agire in maniera più libera, e le violenze aumentano».

Prossima tappa: la situazione delle carceri in Italia

Questo è stato il secondo incontro post-quarantena dei Giovani Democratici. Un primo evento è stato organizzato a maggio sulla condizione della donna sul posto di lavoro, in particolare nella fase di rientro dopo il lockdown. «Il prossimo incontro – afferma Anna – sarà organizzato a livello provinciale e sarà incentrato sulle condizioni delle carceri in Italia, con un focus sugli episodi accaduti nei primi giorni di quarantena. L’evento di giovedì è andato molto bene: c’erano 15 persone collegate, anche esterne ai GD ma interessante alla tematica. Siamo soddisfatti».

Pubblicato il 20 Giugno 2020
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