La CGIL contro la BPM: “No a chiusure definitive”
Il sindacato si dice preoccupato delle chiusure - per ora temporanee - delle filiali nell'Alto Milanese. "Speriamo che il coronavirus non sia l'alibi per una riduzione della presenza territoriale"
«La pandemia non può essere l’alibi per una riduzione della rete e della presenza territoriale della Bpm». Ad affermarlo è la Fisac Cgil Ticino Olona che, con il segretario territoriale di BancoBpm e la Camera del Lavoro CGIL Ticino Olona, si associa alla preoccupazione espressa dai sindaci di Arconate, Buscate, Rescaldina, Robecchetto con Induno, San Giorgio su Legnano e Vanzaghello, per il protrarsi delle chiusure e la mancanza di risposte da parte della Banca: «Ricordiamo che – affermano dalla Fisac – nelle relazioni pubbliche e pubblicitarie il terzo Gruppo bancario predilige definirsi come Banca dei Territori attenta ai bisogni locali».
I sindaci dei sei comuni coinvolti avevano inviato una una lettera aperta, per richiedere la ripertura delle filiali, affermando che «la Banca nelle nostre piccole comunità rappresenta un servizio essenziale» e «la Banca non può e non deve solo servire per accogliere capitale dal Territorio, deve esserci quando il Territorio ne ha bisogno e, in questo caso, ne avevamo e abbiamo bisogno».
E forte è la preoccupazione per le conseguenze sociali denunciate dai sindaci e dai sindacalisti della Fisac Cgil: «Importanti gli effetti negativi che tali chiusure rischiano di portarsi dietro a livello di risultati economici, di credibilità, di presidio sul territorio – commentano i sindacalisti -. Senza contare delle possibili ricadute, professionali e di mobilità, sui Lavoratori». Il sindacato unitariamente ha più volte denunciato il rischio che le “non riaperture” possano nascondere la volontà di rendere «definitiva la scelta sperimentata in periodo di lockdown quale strumento per “sistemare i bilanci e presentare piani industriali edenici ai mercati”. Chiusure delle filiali e riduzione degli organici: un già visto. Non vogliamo sorprese!»
I sindacalisti si uniscono, quindi, all’appello delle amministrazioni locali per sottolineare l’importanza della «tenuta occupazionale nel territorio del Ticino Olona, territorio in sofferenza per una mancata crescita economica e per l’utilizzo di ammortizzatori sociali conseguenti al lockdown ma con la speranza e la voglia di una ripartenza, chiediamo al BancoBpm ogni sforzo per la riapertura delle filiali. Valuteremo con attenzione tutte le ricadute del nuovo piano industriale, annunciato entro fine anno (quello presentato qualche giorno prima che scoppiasse la pandemia è naufragato con la stessa), ma oggi, a sgombrare ogni perplessità, lo ripetiamo, è necessaria chiarezza e certezze sul ripristino delle condizioni in essere agli inizi di marzo: le filiali chiuse sono state tali e sono state utilizzate per fronteggiare una situazione emergenziale, una scelta – forse anche discutibile – ma tesa alla tutela della salute di lavoratori e clienti. Oggi è necessario ripartire garantendo di sicurezza per lavoratori e clienti».
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