Tra sport e folklore: i 150 spettacoli degli Sbandieratori di Ferno
L'associazione affiliata Uisp "nata due volte" ha all'attivo all'incirca 150 esibizioni e vanta oltre 50 tesserati. «Toscana e Umbria regioni leader, ma anche in Lombardia c'è tanta richiesta»
Una disciplina antica e altamente spettacolare, che viene associata più alle manifestazioni simili al Palio di Siena che ad una “normale” disciplina sportiva. Eppure anche in provincia di Varese c’è un gruppo che porta avanti il nome di questo strano e bellissimo sport: sono gli Sbandieratori di Ferno, orgogliosi della propria disciplina e della propria storia, una delle asd più originali tra quelle affiliate Uisp Varese.
Il gruppo è nato una prima volta nel 1982, come racconta il presidente, Maurizio Giacomini, «in occasione del palio di Ferno, la nostra città. Ma nei primi anni ’90, un’esondazione del torrente Arno distrusse i depositi del materiale, il palio si interruppe e anche gli sbandieratori furono costretti ad abbandonare». Ma quell’antica disciplina era rimasta nel cuore. Così, nel 2006, in occasione della festa di fine anno per la quinta elementare di alcuni figli del gruppo storico, si decise per una “rimpatriata” a base di evoluzioni con le grandi bandiere colorate. Da qui, si passò a qualche serata all’Oratorio locale, e in fretta tornò la voglia di ricominciare.
E oggi gli Sbandieratori di Ferno, associazione dal 2008, hanno all’attivo circa 150 uscite, anche fuori regione, con un vero e proprio campionato che è stato interrotto, come tutte le manifestazioni sportive, dall’emergenza legata al Covid-19. Ma gli sbandieratori non si arrendono: «Abbiamo già in programma un’uscita “di folklore” per la festa del Ponte del Sorriso a Varese – racconta Giacomini – il prossimo 4 ottobre. Per ora confermata, ma anche qui l’ultima parola è data dallo stato d’emergenza». Un altro appuntamento, ma ancora senza data, è con la Fisb, la federazione italiana sbandieratori: una manifestazione nella piazza del proprio comune, in contemporanea in tutta Italia, per festeggiare la rinascita dopo la pandemia.
Ma gli sbandieratori non fanno solo spettacolo, spiega Giacomini: «Il nostro è un vero e proprio sport: per praticarlo ci vogliono doti di precisione, forza, destrezza e, per le esibizioni di gruppo, anche grande capacità di entrare in sintonia con gli altri: i gruppi possono essere anche di 14 persone, che lanciano le bandiere simultaneamente, con estrema precisione, L’esibizione singola, invece, può voler dire essere capaci di gestire sei bandiere contemporaneamente».
Tutto questo, però, non è ancora riconosciuto come “sport”: per ora gli sbandieratori (divisi in Fisb e Lis come federazioni nazionali) sono iscritti a Uisp come “giochi popolari”. Il centro italiano di questa attività sono, come è immaginabile, due regioni come Umbria e Toscana, posti dove le tradizioni di questo tipo fanno parte del DNA e valore aggiunto dell’offerta turistica, «ma anche in Lombardia la richiesta è in aumento – dice Giacomini con orgoglio – prima del lockdown avevamo un calendario fitto. Ora abbiamo potuto riprendere gli allenamenti, e già questo conta molto per noi». Un gruppo che vanta oltre 50 tesserati, tra “gruppo floklore”, musicisti, figuranti per le danze medioevali e sbandieratori: «Siamo in crescita, e la disciplina con noi conclude Giacomini – una tradizione rivisitata che si adatta alla nostra epoca, celebrando la nostra storia». Sempre con i valori Uisp.
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