Centinaia di anni di carcere per la ‘ndrangheta di Legnano e Lonate Pozzolo
Confermato in toto l'impianto accusatorio dei pm Cerreti e Vassena. Condanna di 14 anni e 8 mesi per il capo della locale Vincenzo Rispoli e 18 per Mario Filippelli. 8 anni per l'ex-consigliere Misiano
Nuova pioggia di condanne, al termine del processo di primo grado, per gli appartenenti alla locale di ‘ndrangheta di Legnano e Lonate Pozzolo, recentemente colpita da una nuova ondata di arresti. Il dispositivo di sentenza è stato letto questa mattina dal Gup del Tribunale di Milano Anna Magelli che ha confermato in toto l’impianto accusatorio presentato dal pm Cecilia Vassena.
Per il capo della locale di Legnano e Lonate Pozzolo Vincenzo Rispoli è arrivata una condanna a 14 anni e 8 mesi (attualmente è ancora a processo con l’accusa di omicidio volontario davanti alla corte d’Assise di Busto Arsizio per la morte di Cataldo Aloisio). Per Mario Filippelli, il braccio violento del gruppo, la condanna più pesante (18 anni); l’ex-consigliere comunale di Fratelli d’Italia a Ferno, Enzo Misiano, è stato condannato ad 8 anni e 8 mesi.
Dura condanna anche per l’ex-poliziotto e socio di Misiano nella gestione di un parcheggio, Francesco Basile condannato a 10 anni. Vittoria a metà per l’investigatore privato Giovanni Vicenzino che è stato assolto in questo procedimento ma tornato in carcere nei giorni scorsi con l’accusa di favoreggiamento aggravato nell’ambito dell’inchiesta Krimisa bis che ha portato in carcere 11 persone. Torna in libertà (con la cessazione di efficacia della custodia cautelare in carcere), infine, il figlio del capo, Alfonso Rispoli, dopo la riqualificazione del reato di estorsione in percosse, non procedibile in assenza di querela di parte. Qualche giorno fa è stata, invece, arrestata la sorella Francesca Rispoli.
De Castro: «Ho collaborato per salvare mio figlio»
Condanne più lievi, grazie alla collaborazione e alle attenuanti generiche, per Emanuele De Castro (5 anni) e il figlio Salvatore De Castro (2 anni e 2 mesi). Proprio Emanuele De Castro, numero due della locale fino a quando non ha deciso di collaborare con la giustizia, ha voluto rilasciare dichiarazioni spontanee prima della sentenza per chiarire il motivo che lo ha spinto a cambiare vita e raccontare quello che sa dell’organizzazione: «Ho letto e sentito tante cose sul mio pentimento ma l’unico vero motivo per cui ho deciso di collaborare è per salvare mio figlio Salvatore». Un messaggio importante perchè viene da un ex-appartenente ad un’organizzazione nella quale i collaboratori sono mosche bianche. Solo alcune donne in Calabria, negli ultimi anni, hanno fatto questo passo proprio per salvare i figli.
Le altre condanne
Tarik Arsa 3 anni; Vanessa Ascione 1 anno, 6mesi e 10giorni; Francesco Basile 10 anni; Giuseppe Bevilacqua 3 anni e 4 mesi; Cataldo Cilidonio 8 anni e 6 mesi; Giovanni Cilidonio 8 anni e 2 mesi; Agostino Dati 8 anni 7 mesi e 10 giorni; Olindo Lettieri 9 anni e 4 mesi; Cataldo Malena 5 anni e 4 mesi; Antonio Malena 2 anni e 8 mesi; Cataldo Murano 5 anni e 4 mesi; Daniele Murano (patteggiamento) 2 anni e 6 mesi; Michael Murano (patteggiamento) 3 anni; Andrea Paccanaro 5 anni e 11 mesi; Michele Pagliari 1 anno; Giovanni Pisani 1 anno; Giovanni Siriani 1 anno e 8 mesi; Giuseppe Spagnolo 3 anni e 4 mesi; Angelo Torquitto 2 anni e 6 mesi; Antonia Versaci cessazione di efficacia della misura cautelare per mancanza di condizione di procedibilità (querela) dopo riqualificazione del reato. A Tutti gli imputati per il 416 bis viene applicata la misura di sicurezza della liberta vigilata per 3 anni.
Le confische
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