Standing ovation al Teatro Sociale per il maestro Mogol e la sua lectio magistralis
Il grande Giulio Rapetti, in arte Mogol, ha animato il Teatro Sociale di Busto Arsizio con una lectio magistralis con alcuni brani significativi del mutamento del pop, Da Claudio Villa a Ed Sheeran.
Sabato 10 ottobre ha scaldato la sala del Teatro Sociale il grande Giulio Rapetti, in arte Mogol, con una lectio magistralis da standing ovation. È stato accolto così Mogol, dal pubblico di Busto Arsizio al Teatro Sociale Delia Cajelli, appena è apparso sul palco presentato dal direttore artistico del Baff Steve Della Casa; i primissimi ad alzarsi in piedi il sindaco Emanuele Antonelli e il vice sindaco e assessore alla cultura Manuela Maffioli.
84 anni compiuti, un forte legame con Lucio Battisti e l’umiltà di chi ha un bagaglio culturale e artistico inestimabile: «quando avrò finito la mia lectio magistralis, potrete andare ad insegnare ai professori di X Factor come si può essere critici della canzone» ha esordito il Maestro, facendo sorridere il pubblico ancor prima di iniziare.
Mogol, col suo appuntamento dal titolo Il cammino del pop, ha voluto ripercorrere l’evoluzione dell’interpretazione dalla romanza ad oggi. L’interpretazione negli anni ha attraversato fasi salienti con un punto di rottura ben definito da Bob Dylan, momento in cui sipassa dalla romanza, dove la potenza della voce la fa da padrona a discapito anche della comprensione del testo, ad uno stile di seduzione fino ad avvicinarsi alla credibilità dell’interpretazione, definita dalla pulizia, dalla semplicità dalla chiarezza della voce.
Da Claudio Villa a Ed Sheeran la storia cambia e si avvicina alla vita. All’estero prima, in Italia di conseguenza, grandi esempi hanno segnato il tempo e il Maestro Mogol attraverso l’ascolto di brani significativi ha spiegato questo mutamento. Da “’O sole mio” di Claudio Villa, il cui obiettivo era «far sentire la sua potenza vocale. Qualsiasi cosa avesse voluto dire l’avrebbe detta in quel modo» alla stessa canzone cantata da Elvis Presley che, invece, «voleva far innamorare tutte le donne che incrociavano il suo sguardo». Da Nilla Pizzi con il testo “Grazie dei fior”, in cui ringrazia per dei fiori mandati da un uomo che, con quel gesto, voleva lasciarla, drammatizzando il dolore in modo esagerato fino a far sorridere l’ascoltatore. Al «bravissimo cantante Nicolò Di Bari che allungando le vocali, “Fa e disfa”, rovina il testo». Per poi passare a Frank Sinatra che «piace ancora oggi nella sua virilità», a Bob Dylan, fino a Lucio Battisti con il brano, commovente ed «estremamente credibile», “Anche per te”. E poi gli attualissimi Vasco Rossi, Arisa, Dido, il belga Gotye, gli americani Jason Mraz, Alan Walker ed Ed Sheeran che prima di fare successo cantava con la chitarra alla metropolitana raccogliendo gli apprezzamenti nel cappello. Tutti artisti che «non hanno bisogno di sbraitare, cantano con il cuore e sono credibili. La credibilità è quella che conta nella vita» ha sottolineato il Maestro.
Poi le riflessioni su altri brani indimenticabili di Lucio Battisti, dietro ai quali c’è sempre una storia, come Una giornata uggiosa, Emozioni e Il mio canto libero. Con Battisti, Mogol, aveva un forte legame e per raccontarlo si è servito di un lunghissimo aneddoto che ha come protagonista un arcobaleno, grande e dai colori forti, che lo ha seguito in diversi momenti della sua vita come una sorta di segnale; una coincidenza che sembra avere dello spirituale e che, infatti, l’artista ha voluto definire “Dio-incidenza”. È lo stesso cantato da Celentano in L’arcobaleno, testo scritto da Mogol, sulla musica di Gianni Bella. La lectio, divertente e fresca, tra la musica pop e le riflessioni di uno che di musica ne ha “mangiata” tanta, si è conclusa con la platea in piedi a danzare sulle note de La canzone del sole.
Sono molte le Università che hanno ospitato Mogol per la Lectio, alcune assegnandogli anche il Sigillo d’Ateneo. Un punto di vista che deriva dalla grande esperienza e conoscenza profonda della musica e della cultura popolare su cui si fonda la didattica del Cet Centro Europeo Toscolano, scuola di alta formazione musicale riconosciuta a livello internazionale ed anche dal Ministero e dai Conservatori Italiani. Una saggezza impossibile da non notare: «Non potete immaginare cosa potete diventare nella vita, voi avete fatto delle cose straordinarie e non ve ne siete accorti. Il talento si coltiva con la magia e l’automatismo. Se qualcuno di voi sa guidare la macchina, sa che nel mentre può anche parlare di una cosa importante. Ma allo stesso modo se vi dicessi di scrivere una parola non pensereste ad ogni singola lettera da scrivere. Per arrivare a questo, per creare il nostro automatismo, ci vogliono diecimila ore di studio e non lo dico io; me l’ha detto Albert Einstein» ha chiosato il Maestro Mogol.
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