Gli adolescenti hanno bisogno di trasgredire le regole
Che fare coi nostri adolescenti? Si domanda Barbara, educatrice e madre di un ragazzo e due ragazze. "Litighiamoci. Il conflitto è essenziale, per farli crescere. Parliamoci. Osserviamoli. Sono belli, i nostri figli".
Fuori da ogni polemica, che serve a poco.
Fuori da qualsiasi valutazione di merito, non essendo io medico né tantomeno virologo.
Gli adolescenti non hanno bisogno di questo. Lo dico contro il mio interesse, di madre che non litiga più il sabato sera perché il figlio maggiore rincasa troppo tardi o è stato in quel locale che proprio non mi va giù, perché ogni tanto ci scappa un cocktail e non voglio che beva. Che non deve passare il tardo pomeriggio a trasportare figli e amici dei figli a una qualsivoglia attività sportiva. Che non ho più bisogno di stalkerarli con l’applicazione di Iphone per sapere dove siano.
Gli adolescenti hanno bisogno di trasgredire le regole, preferibilmente in gruppo, preferibilmente lontano dai propri genitori. Gli si toglie così una tappa educativa, un salto evolutivo, quello che dovrebbe –quando tutto va per il meglio- accompagnarli a diventare adulti. Però si fa i conti con ciò che si ha –o non ha- al momento.
Allora che fare coi nostri adolescenti, in pigiama fino alle quattro del pomeriggio, il cellulare attaccato alla mano come una falange in più, lo sguardo distratto davanti a uno schermo dopo tre ore di didattica a distanza?
Litighiamoci. Il conflitto è essenziale, per farli crescere. E’ la conditio sine qua non per diventare grandi, anche se per noi adulti è la prova suprema che ci fa rimpiangere anche solo il momento in cui abbiamo pensato di mettere al mondo una creatura. Valutiamo bene quali battaglie sia giusto combattere –i pantaloni del pigiama fino a mezzogiorno, pazienza, ma niente cellulare durante le lezioni- e combattiamo.
Parliamoci. Personalmente non amo la trap, guardo con sospetto Tik Tok e farei a volte a meno di vedere le puntate de “Il collegio” su Raiplay ma va bene così. Mi portano nel loro mondo, che a volte è più bello del mio, se mi do la possibilità di osservarlo senza troppi pregiudizi.
Osserviamoli. Sono belli, i nostri figli. E allora guardiamoli, per capire come stanno, se gli occhi si incupiscono, la porta della camera non si apre, le parole quotidiane sono sempre meno. Stiamo vigili, sarà più facile intervenire.
Perché di tutte le chiusure possibili, una sola non ci è consentita come adulti: quella del nostro sguardo su di loro.
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