Accolto il ricorso del Parco del Ticino, il Tar stoppa la ferrovia Gallarate-Malpensa
Il Tribunale amministrativo si è pronunciato su uno dei ricorsi presentati contro l'opera, secondo accesso ferroviario all'aeroporto di Milano Malpensa
Il Tar ferma – per ora – il progetto della nuova ferrovia Gallarate-Malpensa, il secondo accesso all’aeroporto. Uno stop sostanziale, che ferma l’avvio del cantiere, visto che annulla il via libera governativo all’opera.
Martedì, 18 maggio, il Tribunale amministrativo della Lombardia ha accolto la richiesta del Parco del Ticino di annullare la decisione della presidenza del Consiglio dei ministri risalente allo scorso 5 agosto 2020, che di fatto dava il via libera “operativo” al cantiere.
Il Parco aveva fatto ricorso invocando la competenza dal punto di vista urbanistico, come ente dedicato alla salvaguardia ambientale, paesaggistica e della salute pubblica.
Il pronunciamento del Tar ha come conseguenza la revoca del Procedimento autorizzativo unico regionale (Paur), che è la base giuridica del cantiere e dell’opera e che aveva consentito di avviare gli appalti per la costruzione (con conseguenti polemiche delle voci contrarie, che denunciavano appunto la mossa di Regione Lombardia prima del pronunciamento sui ricorsi).
Perché si discute della ferrovia Gallarate-Malpensa e come va avanti il progetto
I ricorsi dei Comuni e di Legambiente
Oltre al ricorso dell’ente Parco del Ticino sull’opera pende anche un altro ricorso, quello dei Comuni che hanno scelto di opporsi all’intervento, vale a dire Casorate Sempione e Cardano al Campo. A questo ricorso si è aggiunto anche quello di Legambiente, con il coinvolgimento dell’associazione a livello nazionale.
Il sindaco: “Già riconosciute le ragioni del territorio”
Dimitri Cassani, il sindaco di Casorate Sempione (il Comune più direttamente interessato dall’opera) vede nel primo pronunciamento del Tar un sostegno alle ragioni espresse dai ricorsi presentati dal territorio: «Sono riconosciute anche le nostre ragioni sulle compensazioni previste dal Paur, che secondo noi non sono accettabili e di fatto inapplicabili al nostro territorio. Si riparte dal via: si ritorna al Paur: a mio parere si può ipotizzare un altro anno di istruttoria».
Cosa succede ora?
Daniele Porrini, del Comitato Salviamo la Brughiera che si batte contro il nuovo collegamento, richiama anche l’aspetto dei tempi e delle conseguenze sulle fonti di finanziamento. «Di certo la Presidenza del Consiglio dei Ministri, salvo non decida di impugnare la sentenza del TAR, dovrà convocare una nuova riunione per tentare il raggiungimento di una intesa tra Ente Parco, Regione Lombardia e Ferrovie Nord, oppure rimettere la questione al Consiglio dei Ministri nel caso ritenga impossibile il raggiungimento di un accordo tra le parti» ha scritto Porrini.
«Questo non significa, per essere chiari, che il progetto ferroviario è tramontato, ma solo che abbiamo guadagnato tempo, e la variabile tempo ha la sua importanza. Oltre ad un ulteriore possibile slittamento di inizio lavori, occorre ricordare che entro il 31 dicembre 2021 devono essere sottoscritti le obbligazioni giuridicamente vincolanti per accedere agli 80 milioni previsti per la ferrovia T2-Sempione dal Patto per Lombardia, pena il rischio revoca delle risorse assegnate».
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