Giro d’Italia, Basso sprona la sua Eolo-Kometa: “Proviamoci ogni giorno”
Intervista all'ex maglia rosa: «Ai corridori dico prima di tutto di sognare. Per noi lottare è un dovere quotidiano. Non siamo finora contenti dei risultati ma abbiamo dato il massimo»
Le ammiraglie splendono nel piazzale, appena tirate a lucido. L’attesa è per l’arrivo del pullman, la “casa con le ruote” di tutte le squadre, ancora più importante quando lì dentro bisogna vivere per ben tre settimane. In sede la sala “Cuvignone”, quella per i meeting tra i dirigenti, è chiusa a chiave: in ballo là dentro ci sono le ultime decisioni da prendere compresa quella per la formazione che, alla fine, prenderà il via da Torino. Gli uffici invece si sono animati: si parla italiano ma anche spagnolo e inglese perché anche la “squadra” dietro alle quinte, quella che supporta i corridori, sta scaldando i motori per la partenza.
Siamo tornati a Besozzo nella sede della Eolo-Kometa perché la partenza del primo Giro d’Italia della squadra di matrice varesina è davvero alle porte ed è interessante osservare da vicino come si muove una realtà simile alle prese con il momento clou della stagione. Ivan Basso, due volte maglia rosa e general manager della squadra, ci accoglie nella “sala Zoncolan”, quella intitolata a una delle sue vittorie più belle (nel 2010) per parlare delle sensazioni che circondano il via della grande corsa rosa.
Ivan, un anno fa in piena pandemia ci furono le ultime trattative con Luca Spada ed Eolo per dare vita a una squadra Professional. Oggi ci troviamo alla vigilia del vostro primo Giro d’Italia: come vivete questi momenti?
«Li sto vivendo con grande entusiasmo e felicità: il Giro d’Italia è il sogno di ogni bambino che corre in bicicletta ma anche di ogni dirigente sportivo che accompagna la sua squadra. Sono stati mesi di grande lavoro e di grandi sacrifici da parte di tutti, staff e corridori, anche perché una squadra nuova ha bisogno di uno sforzo extra perché tutto vada a regime. Siamo un gruppo di 50 persone, 30 delle quali sono nuove anche se qualcuno aveva già collaborato in passato».
Come, invece, vi siete preparati per partecipare a un evento sportivo così importante.
«Abbiamo fatto un avvicinamento importante nel quale potevamo raccogliere qualche risultato in più. Per arrivare al Giro però ci sono due strade: una è quella di raggiungere risultati importanti, l’altra è quella di avere la consapevolezza di avere fatto tutto per arrivare pronti alla corsa. Noi vogliamo sempre di più: non siamo contenti dei piazzamenti ottenuti fino a ora ma abbiamo dato il massimo. Ci sono stati circa 60 giorni di ritiro compresi quelli in altura, abbiamo lavorato sui tanti meccanismi interni che ci permettono di guardare con fiducia alle prossime tre settimane».
Eolo-Kometa: i convocati per il Giro. Ravasi per la classifica, Wackermann non ci sarà
Lei ha vinto due Giri, ne ha corsi tanti e ha disputato molti Tour e Vuelta. Quali consigli può dare a un gruppo di corridori che si apprestano a vivere, magari per la prima volta, una corsa del genere?
«La prima cosa che mi sento di dire ai ragazzi è che devono sognare. L’essere al via del Giro d’Italia è il sogno che avevano quando hanno iniziato a correre in bicicletta. Da ragazzini tornavano da scuola e correvano davanti alla tv per vedere le tappe e adesso sono alla partenza della corsa. Poi io ritengo che per lottare con le grandi squadre attrezzate per vincere, è necessario inserirsi nella lotta e questo sarà il nostro dovere quotidiano. Sono convinto che per vincere una tappa bisogna ricercare il successo tutti i giorni. Il bello del ciclismo è che nelle singole tappe a volte vince il più forte ma altre ci riesce il più coraggioso, il più tenace o quello che più ci crede. Sappiamo di non avere i corridori che possono competere per la classifica generale anche se io mi aspetto una sorpresa dal nostro conterraneo, Edward Ravasi: secondo me non ha ancora espresso tutto il suo potenziale in questa categoria. Come squadra dobbiamo vivere giorno per giorno e provare ad andare oltre le statistiche e i favoriti: per riuscirci serve coraggio».
Oltre alla squadra di chi pedale ce n’è anche una, importante, che dirige il gruppo dalle ammiraglie.
«I nostri direttori sportivi hanno fatto più di quaranta Giri d’Italia e in questo ruolo ne hanno vinti anche alcuni. Ai ragazzi quindi dico anche di utilizzare la loro grande esperienza: da parte dello staff cercheremo di sostenere i corridori e dare la giusta energia positivi per ottenere qualche risultato importante».
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