Dentro la chiesa di Cedrate ricompare l’edificio del Cinquecento
Una bella scoperta nel corso dei lavori per l'impianto termico dentro alla parrocchiale di San Giorgio: le tracce e le immagini fanno quasi rivivere il villaggio di tre secoli fa
Dentro la chiesa di San Giorgio a Cedrate, quartiere di Gallarate, compaiono le tracce della chiesa antica risalente al Cinquecento.
E non solo: quasi spunta anche un piccolo pezzo del villaggio di allora, con il “marciapiedi” fuori dalla chiesa.
Una scoperta avvenuta grazie ai lavori per il rifacimento dell’impianto di riscaldamento della parrocchiale, avviati qualche mese fa, con progetto e direzione lavori degli architetti Matteo Scaltritti e Lorena Bauce, dello studio Semarchitettura.
Davanti all’altare maggiore della chiesa sono ricomparsi man mano i muri dell’edificio cinquecentesco. «Si tratta della muratura meridionale dell’aula della vecchia chiesa, di cui sopravvive l’abside», spiega l’architetto Scaltritti. È un caso poco noto e un po’ anomalo: l’abside affrescata esiste ancora oggi ed è usata come sacrestia, mentre il resto della chiesa era scomparso, “sotto” la nuova chiesa, che ha un orientamento diverso.
La vecchia San Giorgio era infatti orientata come da tradizione medioevale sull’asse Est-Ovest (con l’abside che guardava il sorgere del sole), mentre la nuova parrocchiale del Settecento fu costruita “ruotata” di 45 gradi, per ragioni non note.
Foto aerea di San Giorgio: esattamente al centro dell’immagine si nota l’abside della vecchia chiesa, obliqua rispetto all’edificio attualeLa chiesa cinquecentesca era molto più piccola di quella attuale: «Come da previsione è stata messa in luce ed evidenziata anche la muratura perimetrale della cappella esterna meridionale, che conteneva l’affresco della Madonna delle Rose». Vale a dire un altro affresco cinquecentesco salvatosi, oggi conservato nella cappella laterale (della attuale parrocchiale) e «molto venerato dai cedratesi».
Lo scavo – condotto dalla dottoressa Monica Motto sotto la direzione della Soprintendenza archeologica – ha fatto emergere anche una parte della pavimentazione della vecchia chiesa, tracce d’intonaco e anche le buche che sostenevano i pali in legno della “impalcature” di cantiere della nuova settecentesca (i pali hanno lasciato una impronta chiara e si sono trovate anche tracce del legno).
Dietro all’attuale altare è comparso anche un tratto di pavimentazione fatta di sassi e delimitata da mattoni, che stava all’esterno della chiesetta: una porzione di un “marciapiedi” davanti alla cappella affrescata – per dirla in termini moderni e certo non scientifici – che quasi porta a immaginare la Cedrate di tre secoli fa, un piccolo villaggio che nel 1751 contava 262 anime, che vivevano nelle corti strette intorno al piccolo edificio religioso.
Una lunga convivenza tra due chiese
Come spesso viene ripetuto, ogni volta che si mette mano ad un intervento su un edificio antico si ha a che fare anche con un cantiere della conoscenza, perché si deve mettere mano a documenti e studi sugli edifici. Anche a Cedrate si è capito qualcosa di più della attuale chiesa: «Durante la ricerca storica – raccontano Scaltritti e Bauce – abbiamo rimodulato la storia dell’edificio: si è sempre scritto che il grosso dei lavori erano stati completati nel secondo quarto del Settecento dal 1725-30, ma indagando nell’archivio storico diocesano è emerso che ancora dopo la metà del Settecento i parrocchiani chiedevano di poter procedere con la demolizione della chiesa vecchia, per poter proseguire i lavori sulla nuova fabbrica».
La convivenza tra la vecchia chiesa cinquecentesca e quella nuova fu più lunga di quanto fin qui si pensava, a punto che si può quasi immaginare una “chiesa nella chiesa”, un caso non frequente (un esempio vicino di vicenda simile è a San Rocco di Somma, dove la vecchia chiesina sopravvive dentro quella più ampia mai completata). La convivenza tra un edificio in uso e un cantiere non era priva di contrattempi: «Si trova ad esempio traccia, negli anni Sessanta del Settecento, di un parrocchiano ferito da un mattone caduto dall’alto».
Un momento di una visita per i parrocchiani organizzata prima che i resti archeologici vengano coperti, dopo essere stati mappati e fotografatiI lavori per le esigenze di oggi
Al di là delle indagini archeologiche, ora i lavori proseguono: affidati a Gasparoli restauri di Gallarate e all’impresa Introini si Cedrate per le opere edili, prevedono la demolizione del pavimento esistente nell’aula (risalente agli anni Sessanta) e la rimozione dell’impianto di riscaldamento esistente, per consentire di realizzare un riscaldamento radiante a pavimento.
È prevista la pulizia e consolidamento delle volte e dei cornicioni, caratterizzate da un impianto decorativo della seconda metà dell’Ottocento. Non si scenderà più in basso invece con il restauro delle pareti della chiesa. Sarà invece rifatto il pavimento, in marmo Botticino e palissandro azzurro.
Saranno inoltre realizzati nuovi servizi igienici e verrà risistemato l’ingresso dalla laterale via della parrocchiale, adatta anche come ingresso per disabili.
Curiosità: la continuità delle funzioni è assicurata oggi dalla chiesina della Immacolata e San Giovanni Evangelista, piccolo edificio ottocentesco che affaccia sulla piazza. Una terza chiesa in pochi metri, “incastonata” tra la parrocchiale settecentesca e la sacrestia, che è appunto quel che resta dell’edificio cinquecentesco.
Quanto ai resti ritrovati in questi giorni, chiariscono le origini della prima chiesa di San Giorgio, ma non sono pregiati o unici: in questi casi si procede fotografando e mappando tutto, per poi coprire i resti. Questo modo di procedere consente di proseguire con i lavori. E consente all’edificio di continuare a svolgere la sua funzione: nei secoli, dentro la storia e passando da varie trasformazioni, come è stato fin qui e sarà ancora in futuro.
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