La Zanzara Coreana che resiste al freddo si sta diffondendo (sulle Prealpi)
La notizia della "zanzara che resiste al freddo" è stata forse un po' esagerata negli articoli giornalistici. Lo studio dell'Università di Milano conferma però la diffusione dell'insetto, già individuato nel 2015 anche nella zona tra Como e Canton Ticino
Ha fatto molto notizia lo studio che ha identificato la diffusione dell’Aedes koreicus, la “zanzara coreana che resiste al freddo”, come è stata ribattezzata quasi ovunque negli articoli sui giornali.
Lo studio da cui è partita la notizia l’ha identificata nella Bergamasca ed è stato pubblicato da ricercatori dell’Università di Milano, guidati da Paolo Gabrieli e Sara Epis. Il racconto della minaccia della zanzara coreana è forse stato un po’ esagerato nel racconto giornalistico visto che sui giornali il fastidioso insetto è diventato addirittura una presenza “alle porte di Milano”.
I due studiosi, intervistati dalla newsletter “Colonne” del Post, hanno un po’ puntualizzato sulla diffusione “popolare” della notizia: «Tendenzialmente questa specie tende a colonizzare ambienti di collina e montagna, ad oggi non l’abbiamo mai individuata nelle città e nei paesi sopra i 15mila abitanti». Rispetto alle segnalazioni di un maggiore numero di zanzare anche alle porte della stagione fredda, hanno precisato che «quelle che ci ritroviamo in casa in queste settimane si erano rifugiate nei muri o in qualche anfratto nei mesi caldi, e si sono riattivate prima del previsto dopo un addormentamento parziale che si chiama diapausa».
Lo studio si basa su una ricerca sui monti sopra Trescore Balneario, appunto in provincia di Bergamo, a circa 60 km da Milano, con ricerche in bacini d’acqua naturali e artificiali tra luglio e settembre 2020: da 6mila uova “coltivate” artificialmente in laboratorio, sono state poi identificate cinquanta larve di zanzara coreana. Lo studio ha confermato e dettagliato un dato che già si conosceva: la diffusione della zanzara coreana nelle aree collinari e montane del Nord Italia, dove era già testimoniata in Veneto (con probabile primo punto d’approdo in provincia di Belluno).
La diffusione nella Bergamasca potrebbe essere legata all’area veneta oppure – ipotizzano i ricercatori – anche da passeggeri o merci sbarcati all’aeroporto di Orio al Serio, per le sue connessioni internazionali. In generale lo studio potrebbe essere “una ulteriore conferma dell’adattamento di queste zanzare a specifiche condizioni climatiche e ambientali”.
Già nel 2015 era stato pubblicato inoltre uno studio che mostrava la presenza della “zanzara coreana” nella zona di Como, Brunate e Chiasso, a cavallo della frontiera italo-svizzera, in un contesto prealpino e ancora più vicino a Milano.
I ricercatori concludono sulla necessità di un monitoraggio della diffusione della specie e su possibili forme di controllo per ragioni sanitarie, come per tutte le specie di insetti infestanti che hanno la potenzialità di essere vettori di malattie per l’uomo o per gli animali.
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