La voce solitaria di Gabriele in piazza a Gallarate: “Pace in Ucraina”
Già da mercoledì sera, alla vigilia dell'attacco, si è presentato in piazza: da solo, animato dal legame con amici ucraini e con un messaggio pacifista, dietro lo slogan anarchico "Nostra patria è il mondo intero"
“Pace in Ucraina, nostra patria è il mondo intero”. Gabriele ha un messaggio chiaro da portare, pacifista, contro ogni nazionalismo: per due sere si è presentato in piazza a Gallarate. Solo, con uno striscione su un supporto rigido, pronto a confrontarsi con chi passa.
«Sono stato in piazza mercoledì sera prima dell’attacco e poi ancora giovedì sera» ci racconta Gabriele Zanoni. «Sono partito da solo, dicendolo solo agli amici, senza pubblicizzarlo in giro. Questa sera c’è una manifestazione a Varese. Poi tornerò domenica pomeriggio alle 15».
Una voce solitaria, a Gallarate, dove finora non ci sono state iniziative pubbliche, che invece altrove sono nate spontaneamente giovedì, come a Saronno, o sono state programmate, come nel caso dei due momenti a Varese, venerdì sera e sabato pomeriggio. Sabato mattina i capigruppo del consiglio comunale terranno una conferenza stampa di “sostegno al popolo ucraino”, ma non sono previsti invece momenti partecipati e più collettivi.
E allora Gabriele prosegue da solo.
Con il suo messaggio forte e chiaro, che chiede la pace e non rinuncia a un punto di vista. «Io sono contro la guerra, contro tutte le guerre». Il messaggio è uno slogan anarchico, un canto di Pietro Gori, l’apostolo del socialismo libertario che fu esule a Lugano. «Tutta la terra è la nostra casa. Un messaggio storico, che trovo anche oggi molto attuale».
Per Gabriele però non è solo teoria: la sua partecipazione al dramma ucraino è vera perché legata anche ad amicizie e affetti. «La mia famiglia ha “adottato” due bambini di Chernobyl, attraverso le associazioni di Busto e Samarate. Anton e Sacha, che sono stati da noi per soggiorni da quando avevano 12 anni fino ai 18 anni. Oggi sono adulti: Sacha abita a Kiev, ha dovuto abbandonare la città per rifugiarsi a Ovruch, in campagna, una zona considerata più sicura: sono in famiglia tutti insieme. Li ho sentiti la sera prima dell’attacco: credevano fosse una provocazione politica, non un vero attacco militare. Ma li ho sempre visti più forti di noi, forgiati anche dalle difficoltà. O forse fanno trasparire meno le emozioni. Ma sono ovviamente tutti preoccupati».
Il legame lo ha spinto a trovare un posto in piazza. In mezzo alla piazza, ma senza “urlare”, senza cercare la ribalta. «Volevo dare un segnale, a noi che siamo in Italia: un conflitto mondiale sarebbe una rovina per tutti, bisogna ricordare cosa è stata l’ultima vissuta dagli italiani, che oggi è nella memoria di pochi. Ma soprattutto volevo dare un segno di solidarietà agli ucraini: in questo momento sento sia necessario un messaggio di speranza per i miei amici in Ucraina. Vedere le foto inviate da qua li ha rincuorati».
La sua presenza ha attratto l’attenzione, in queste due sere: «In molti si sono fermati a leggere, a fare foto, a parlare. Si sono fermate persone che uscivano dalla chiesa, ragazzi che passavano».
Gabriele Zanoni prende a cuore le cause: a Gallarate s’interessa del destino delle persone senzatetto, in passato ha partecipato alle iniziative di denuncia per i diritti dei disabili. «Oggi i miei amici li vedo per la maggior parte contro ogni forma di violenza, per la cessazione delle ostilità. Atteggiamento che non ho riscontrato negli adulti, che vedo molto schierati, per l’una o per l’altra parte».
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