A Cedrate un “cantiere aperto” per scoprire il restauro della chiesa di San Giorgio
Dalle 9.30 alle 12.30 di sabato 19 marzo gli architetti Lorena Bauce e Matteo Scaltritti portano alla scoperta dell'intervento, ancora in corso, sulla chiesa settecentesca del quartiere di Gallarate
Un sabato mattina di “cantiere aperto” alla chiesa di san Giorgio, la parrocchiale di Cedrate.
«Gli architetti saranno disponibili per mostrare l’avanzamento dei lavori» spiega monsignor Riccardo Festa, parroco della Comunità Pastorale San Cristoforo di Gallarate, che comprende anche Cedrate.
Una occasione interessante per vedere il procedere dei lavori affidati agli architetti Lorena Bauce e Matteo Scaltritti: si potrà vedere gli spazi della chiesa dalle 9.30 alle 12.30 di sabato 19 marzo, apprezzando gli interventi dalla voce di chi sta coordinando il cantiere.
In questi mesi «è stato completato il restauro delle volte fino al cornicione – spiega l’architetto Scaltritti – e si è proceduto al restauro di capitelli e lesene sul lato sinistro. Ora mancano gli ultimi interventi di tinteggiatura, per poi passare all’altro lato».
Una volta completata questa fase, si passerà poi alla creazione del pavimento radiante (che assicura anche magggiore efficienza energetica e minori costi di gestione), poi alla posa del nuovo pavimento e al ripristino degli altari laterali riconfigurati.
Nei mesi scorsi, estate 2021, avevamo raccontato la precedente fase, con lo scavo nella navata da cui erano spuntati i resti della chiesa più antica e quasi un piccolo pezzo del villaggio agricolo di allora, con il “marciapiedi” in rizada intorno a una cappelletta esterna.
Il cantiere di San Giorgio è uno dei diversi interventi avviati dalla Comunità Pastorale, che riguardano la salvaguardia del patrimonio storico-architettonico ma anche le strutture destinate alla carità, vale a dire alla solidarietà concreta. Alcune sono anche esigenze emerse improvvisamente: ad esempio le parrocchie insieme stanno adattando una ex canonica (vedi qui) per l’accoglienza dei profughi ucraini, in aggiunta alla “Casa di Sant’Eurosia” che accoglie persone in difficoltà.
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