I 77 profughi salvati dal “convoglio solidale”: tutti in viaggio verso la zona di Malpensa
Riparte il convoglio umanitario dal confine con l'Ucraina in guerra: donne, ragazzi e bambini. Tra loro, all’ultimo, un piccolo di un anno recuperato dal mezzo Croce Rossa di Busto Arsizio
L’ultimo mezzo è partito lunedì alle 8.30 dal confine polacco-ucraino. Il pullman e gli altri furgoni del “convoglio solidale” delle associazioni della zona di Malpensa erano già partiti dal confine Ucraina-Polonia nell’arco della tarda serata.
Carlo Puricelli, dell’associazione Noi con Voi di Samarate (capofila dell’associazione), fa i conti sul numero di persone recuperate: “dovrebbero essere 77”, tra donne, bambini, ragazzi.
La larga parte delle persone è legata a precedenti soggiorni dei “bambini di Chernobyl” in zona Malpensa, qualcun altro è stato recuperato fortunosamente al valico di Medyka.
Tra loro, all’ultimo, un bambino di un anno recuperato dal mezzo Croce Rossa di Busto Arsizio. E ancora una ragazza di 25 anni sola diretta da conoscenti a Vercelli e una signora che abita a Brescia ed era tornata a Kiev per curare la madre anziana. “Ero con un’amica ma quando siamo arrivate poi non ho trovato posto per proseguire” racconta Katya, che ha vissuto questi giorni sotto le bimbe a Kiev. Ora va a Tronzano Vercellese: un posto tra tanti, nell’Italia che da tanti anni aiutava i “bambini di Chernobyl”.
I rifugiati sul pullman al risveglio inAustria lunedì mattina – foto di Edoardo Marangon
Altri incontri sono ancora più fortunosi: come quello della signora ucraina che abita a Brescia da anni. Era tornata a Kiev per assistere la anziana madre, poi morta perché negli ospedali i posti servivano ai giovani, ai feriti. Ora sono sul furgone guidato da Giorgio Moalli e Isaia Giaretta dell’associazione Vita a colori di Arsago Seprio, altra sigla coinvolta.
Il grosso dei profughi (l’Unione Europea ha dato a tutti lo status di rifugiato) è sul pullman, accompagnato anche dalle volontarie di Banca del Tempo Gallarate: il mezzo di Boldini Autonoleggio, di Castano Primo, è divenuto per tutta domenica anche base logistica e di prima assistenza. Le condizioni dei profughi, fisicamente, sono buone. Negli occhi affiora di tanto in tanto tristezza, anche se i più sanno che in Italia non troveranno il vuoto, ma legami e affetti che durano da anni.
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