Riccardo Ferrazzi torna nella sua Busto Arsizio con un giallo: “La scrittura mi ha salvato dalla depressione”
Lo scrittore bustocco ha presentato il suo libro "Il Caravaggio scomparso" da Boragno e ha raccontato come si è avvicinato alla scrittura: "È stata una terapia"

«Ero un dirigente d’azienda. Poi è arrivata la depressione e la scrittura mi ha salvato». Per Riccardo Ferrazzi, autore de “Il Caravaggio scomparso – Intrigo a Busto Arsizio” (Golem Edizioni), scrivere è stata una terapia: «Mi sono iscritto ad uno dei primi corsi di scrittura di Raul Montanari e per me è stata la svolta». Oggi vive tra Milano e la Liguria ma le sue radici bustocche sono ancora forti, tanto da dedicare un libro giallo alla sua città, ricco di ironia e di riflessioni su una città che ha vissuto in gioventù e che poi ha lasciato.
Venerdì sera è tornato nella sua città per presentare il suo libro in Galleria Boragno dove ad attenderlo c’erano anche alcuni amici di vecchia data coi quali condividere qualche ricordo della Busto degli anni ’70 e ’80. Nel suo libro, infatti, il tempo è discronico: «Oggi vanno di moda i romanzi distopici ma io ho preferito scriverne uno discronico dove il lettore viene spiazzato continuamente dalla linea del tempo che va in avanti e indietro».
Ferrazzi racconta del bar Haiti, storico luogo di ritrovo chiuso da tempo, ma parla anche di telefonini con touch screen, racconta di un giornalista vecchio stampo che non ha ancora incontrato i social network e consuma le suole delle scarpe andando di persona nei luoghi dove accadono i fatti. Non solo: inverte anche i ruoli classici della società bustocca dove l’immigrato siciliano (precisamente di Gela, come almeno un quarto della popolazione di Busto) scala i gradini della società cittadina da garzone fino a diventare imprenditore di successo.
Al centro del racconto c’è il mistero della sparizione dell’imprenditore prima e del figlio poi sulle cui tracce si metterà il giornalista della Subalpina Piero Colombo, squattrinato reporter in cerca di soldi e notizie. Il vero fulcro della storia, però, è lontano da Busto Arsizio e affonda le sue radici in una faida mafiosa nata attorno ad un dipinto del Caravaggio che da Palermo si trasferisce nell’operosa città lombarda, scombinando la vita del giornalista e non solo.
«Ho scritto un libro breve ma comico e mi sono reso conto che è una delle cose più difficili del mondo. In effetti tutti i libri comici non vanno oltre un certo numero di pagine perchè far ridere a lungo è molto più complicato che far piangere» – ha sottolineato Ferrazzi.
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