La Lega di Somma Lombardo vuole ricordare Fabrizio Quattrocchi, morto in Iraq
Quattrocchi fu il primo italiano rapito in Iraq, ucciso da un gruppo jihadista nell'aprile 2004. La Lega chiederà in consiglio comunale di intitolargli una via o una sala del municipio "per lasciare il segno del suo ricordo"
Lo scorso 16 aprile è stato il sedicesimo anniversario dalla morte di Fabrizio Quattrocchi, ucciso in Iraq nel 2004.
Questa triste ricorrenza «che poche testate giornalistiche e pochi comuni hanno ricordato», insieme all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia cui l’Europa e il mondo intero stanno assistendo da due mesi, hanno mosso il gruppo consiliare della Lega di Somma Lombardo a lavorare a una mozione per chiedere all’amministrazione Bellaria di intitolare una via o una sala del municipio all’italiano rapito dalle Falangi verdi di Maometto e trucidato.
La mozione verrà portata nel consiglio comunale di domani, venerdì 29 aprile.
“Vi faccio vedere come muore un italiano”
In ginocchio in una buca, in un campo nella periferia di Baghdad (che diventò la sua tomba), con le mani legate e con gli occhi coperti da una kefiah che gli avvolgeva tutta la testa, ha chiesto di togliersi il cappuccio per poter guardare negli occhi i suoi assassini intenti a fargli esalare l’ultimo respiro.
In pochi sapevano chi fosse Fabrizio Quattrocchi, il primo italiano rapito in Iraq durante la guerra insieme a Umberto Cupertino, Maurizio Agliana e Salvatore Stefio, poi liberati dai soldati statunitensi dopo cinquantotto giorni di prigionia.
Di origine catanese, dopo aver lavorato nella panetteria di famiglia si era arruolato nell’esercito italiano raggiungendo il grado di caporale maggiore: nel 2003 si trovava in Iraq per motivi di lavoro (era dipendente di Presidium Corporation, compagnia di sicurezza italiana che affiancava l’esercito nel controllo del territorio e nella protezione del personale).
Dopo la sua morte è stato insignito della medaglia al valore civile alla memoria, che ai tempi scatenò polemiche all0interno del dibattito pubblico sull’uso della parola “mercenario” a cui veniva preferito contractor.
Un segno in suo ricordo
Quattrocchi era «una persona che è stata assassinata in quella maniera mentre svolgeva dei servizi delicati», spiega Alberto Barcaro del gruppo del Carroccio.
«La frase che ha pronunciato prima di essere ucciso l’abbiamo sentita tutti e ha un significato importante e profondo: parole brevi, semplici, ma così profonde da scuotere la coscienza di tutto il mondo e segnare il cuore di un’intera nazione. Le nuove generazioni potrebbero essere incuriosite dalla vicenda».
Nella mozione si legge che “è bene ricordare che in Iraq l’Italia era presente in un’operazione di peacekeeping, chiamata Antica Babilonia, con circa 3mila uomini” e che i contractors (soggetti dipendenti di un’azienda privata che fornisce consulenze, ndr) “erano giunti in Iraq a migliaia, assunti da numerose compagnie private, sia statunitensi che di altri Paesi, proprio per affiancare gli eserciti regolari nelle operazioni di controllo del territorio e per la protezione del personale e delle installazioni civili e militari”.
“Riconoscendo l’alto valore del gesto compiuto da Fabrizio Quattrocchi”, il gruppo chiede di impegnare “il sindaco e la giunta a intraprendere con gli uffici comunali competenti una ricerca per individuare una possibile piazza, via o luogo idoneo da intitolare a Quattrocchi, condividendo il percorso con la commissione competente”. Non deve essere per forza una via, spiega il consigliere: «Può essere intitolata a lui anche una sala del Municipio per lasciare un segno del suo ricordo: siamo aperti al dialogo con l’amministrazione».
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