Via libera all’espansione cargo di Malpensa, ma un passo alla volta. E solo se serve
È per sommi capi il principio su cui si sono alla fine ritrovati Comuni e Sea. I sindaci del territorio orientati verso l'accordo, si procede su tempi brevi
Sì al Masterplan di Malpensa, ma in cambio di un impegno ad attuare l’espansione del cargo per step, solo se necessario, con compensazioni certe: sono i paletti, in sintesi, che pongono i sindaci del territorio intorno all’aeroporto, in cambio di un via libera al piano di sviluppo di Malpensa.
Nel masterplan 2035 ci sono molti interventi previsti, ma il nodo della discordia è uno, soprattutto: quell’espansione a Sud fuori dalle attuali reti dell’aeroporto, destinata a nuovi piazzali e magazzini del cargo.
Fin qui i sindaci hanno espresso un No secco, hanno fatto proposto alternative secondo loro esplorabili, ma ora guardano in faccia il diniego a soluzioni alternative da parte del proponente (l’Enac, su proposta di Sea, gestore dello scalo). «Noi sindaci non cambiamo linea: manteniamo la contrarietà, ma prendiamo atto della impossibilità secondo Enac e Sea di realizzare l’ampliamento in area differente» sintetizza Dimitri Cassani, sindaco di Casorate Sempione e presidente di turno del Cuv, il Consorzio urbanistico volontario che riunisce nove Comuni con subiscono l’impatto più diretto dell’aeroporto.
I tre paletti per l’area cargo di Malpensa nel Masterplan 2035
Ora i sindaci sono pronti ad arrivare a un accordo. Che prevede il mantenimento della prospettiva di edificazione prevista fuori dallo scalo sulla brughiera verso Lonate Pozzolo («I 44 ettari rimangono») ma fissa una serie di paletti. Primo: «Garanzie sullo sviluppo solo in caso di reale necessità». Non predefinita a monte, ma da verificare «non su previsioni di crescita ma sulla base di analisi reali».
Secondo «con step di verifica quinquennale», con l’ipotesi di procedere solo in caso di necessità per lotti, ipotizzandone tre.
Infine: le espansioni sono attuabili «solo previa verifica delle opere previste compensative». Per far sì che le compensazioni ambientali non rimangano sulla carta, come spesso avviene per le opere in Italia.
Tra le compensazioni richieste, anche l’idea di una «fornitura di energia dalla centrale che Sea intende realizzare, da fonti rinnovabili», fornitura agevolata che sarebbe a favore soprattutto del Comune di Lonate Pozzolo, che è quello che subisce sul suo territorio l’espansione del cargo prevista.
I sindaci chiedono poi che la centrale venga realizzata nel quadrante Sud-Ovest dell’aeroporto, nell’area cioè destinata anche all’ipotetica terza pista, a fianco di Cargo City.
«Se la si facesse lì spazzerebbe via ogni dubbio sulla terza pista» conclude Dimitri Cassani.
Si riprende il 14 aprile
L‘ipotesi di accordo è stata definita nel corso dell’incontro a Palazzo Lombardia, all’assessorato Ambiente retto da Raffaele Cattaneo, “mediatore” tra territorio (Comuni, ma anche Provincia e Parco del Ticino) e aeroporto.
«La prima bozza di documento d’intesa è stata predisposta nel fine settimana dalla Direzione Ambiente, insieme con i sindaci e Sea» continua Cassani. «Ci siamo presi un paio di giorni per far avere tutti la documentazione, con l’impegno degli altri interlocutori di arrivare poi al 14 aprile ad un nuovo incontro in Regione, per cercare di arrivare a un accordo condiviso».
Accordo condiviso che in ogni caso passa dalla convergenza con i Comuni del territorio immediatamente intorno allo scalo, i più esposti. Una precisazione chiesta dai sindaci dopo gli attriti di settimana scorsa, quando i primi cittadini erano stati attaccati («ipocriti») dal collega Andrea Cassani di Gallarate, che aveva incontrato Alessandro Fidato, n.2 di Sea.
Gli interventi previsti dal Masterplan. Nella parte più bassa dell’immagine il punto più discusso, l’espansione del cargo fuori dall’attuale sedime«Sea può parlare con chi vuole ma non dimentichiamoci che l’interlocutore principale sono i cittadini del Cuv, perché i nostri territori e cittadini subiscono maggiormente l’impatto e i disagi» chiarirsce Cassani (Dimitri, di Casorate). Non esistono due tavoli, ce n’è uno solo: l’accordo si fa con Parco del Ticino, Provincia e sindaci del Cuv, non con altri».
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