Malpensa, il masterplan e il territorio: “Cerchiamo una mediazione, altrimenti decidono altri”
Dopo il convegno di sabato e le proposte radicali di Dario Balotta, il sindaco di Somma ribadisce la linea della ricerca di un accordo migliorativo: "A noi amministratori spetta trovare soluzioni"
«Non basta dire: è colpa di qualcuno. Bisogna trovare mediazioni, altrimenti su Malpensa decidono altri». Lo dice con una certa dose di fermezza, Stefano Bellaria, sindaco di Somma Lombardo.
Il tema è quello il tema “caldo” del Masterplan 2035, il piano di sviluppo all’esame del Ministero della Transizione Ecologica. Il punto più discusso è la prevista espansione del sedime fuori dagli attuali confini, urbanizzando 44 ettari di brughiera e bosco.
Scelta duramente contestata dai comitati e dalle associazioni, riuniti anche sabato scorso proprio a Somma Lombardo. È da qui che è arrivata una proposta radicale, quella di Dario Balotta: «Chiudiamo il Terminal 2 come terminal passeggeri e convertiamolo a scalo merci» ha detto in sostanza l’ex sindacalista ed esperto trasporti di Legambiente.
Uscita che non è piaciuta al sindaco. O meglio: proposta che è apparsa velleitaria «e fuori tempo massimo», dice Bellaria.
«Si può valutare tutto, ma mi sembra che anche le indicazioni degli enti regolatori vadano in altra direzione, come indica la lettera di Enac che chiedeva poche settimane fa di riattivare il Terminal 2 per i passeggeri».
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Secondo punto, il tema della tempistica: «Non siamo all’anno zero: la proposta di Balotta mi sembra un po’ fuori tempo massimo e delle indicazioni di Enac, dopo mesi di discussioni e confronto anche in Regione. Balotta è stato sindacalista esperto, sa bene che non si può arrivare a fine trattativa a riproporre la proposta che si ha all’inizio, non è realistico». E infine la proposta-Balotta si scontra anche con la programmazione di altre parti del sistema aeroportuale: «Può piacere o non piacere ma sta arrivando anche la nuova ferrovia da Gallarate, l’opera è stata assegnata e i cantieri sono attesi».
Al di là dell’idea messa sul piatto da Balotta, su tutto però il sindaco di Somma ribadisce che in questa fase si deve puntare ad una mediazione: «Regione ci ha convocato nei mesi scorsi per cercare di trovare una sintesi, prima che indichi il suo parere al Ministero. Un parere importante, che non si può pensare non abbia un peso nella decisione finale del Ministero. Per questo si cerca un accordo».
«Ho particolarmente apprezzato al convegno di sabato l’intervento di Barbara Meggetto di Legambiente quando ha parlato con uno scenario in cui oggi vince l’economia e in cui si deve trovare una mediazione seria: serve un cambiamento, altrimenti rimaniamo ancorati a un mondo che non esiste più. Certo i trasporti per nave e terra rimangono preminenti, ma l’e-commerce viaggia tutto in aereo e in pochi anni è cambiato tutto».
E quindi, ora? «Fra poco Regione e Ministero esprimeranno il loro parere. Per questo come amministratori del territorio stiamo cercando di fare passi avanti: li abbiamo fatti su infrastrutture e lavoro, stiamo “litigando” in commissione aeroportuale per avere garanzie sulle rotte, stiamo soprattutto cercando una soluzione meno impattante sull’espansione del cargo a Sud».
È questo il punto più discusso e su cui non sono mancate le critiche alla posizione dei sindaci, per la mediazione su cui si sta convergendo e che prevede un’espansione “a step” ma comunque con la prospettiva di arriva a 44 ettari di territorio di brughiera che sarà chiuso dentro le reti e urbanizzato.
Il percorso di mediazione si avvicina alla fase conclusiva, si parla di settimana prossima per l’incontro “decisivo” tra sindaci e Palazzo Lombardia.
Bellaria conferma l’idea di fondo: «Noi possiamo chiedere, ma la partita si avvicina al 90°. Cerchiamo una posizione di mediazione tra la posizione degli operatori e quello dei comitati. Sapendo che le decisioni finali non competono a noi, ma possiamo incidere e ottenere miglioramenti. Come amministratori non ci basta dire “è colpa di qualcuno”. Per questo abbiamo proposto varie soluzioni, per ridurre il più possibile l’impatto negativo. Altrimenti si finisce a usare 44 ettari. Altrimenti non si fanno infrastrutture che servono al territorio. Altrimenti non c’è alcun accordo sulla formazione e il lavoro. Altrimenti ci vengono imposte le rotte e non avremo voce in capitolo».
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