Dodici arresti: la Polizia di Busto Arsizio smantella i “narcos” dell’Altomilanese
Colpiti i vertici e i collaboratori di due diverse bande organizzate nei dettagli e alleate nel traffico di stupefacenti. Le indagini iniziate nel 2020 e proseguite con due sequestri di droga in autostrada
Dodici persone sono state arrestate questa mattina – martedì 14 giugno – durante un’operazione antidroga della Polizia di Stato di Busto Arsizio che ha eseguito un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal GIP di Busto Arsizio. Per undici di loro è stata disposta la custodia cautelare in carcere, il dodicesimo dovrà presentarsi quotidianamente alla Polizia Giudiziaria.
Gli indagati, 11 di nazionalità marocchina e un italiano, sono tutti domiciliati tra il Basso Varesotto e l’Altomilanese, e sono gravemente indiziati di ripetute violazioni sulle leggi in materia di stupefacenti. Durante l’azione delle forze dell’ordine sono anche stati sequestrati sequestrati 150 chilogrammi di hashish e 130 grammi di cocaina. Inoltre agli imputati sono contestate cessioni di droga per 275 chili di hashish e 13 chili di cocaina.
Le indagini, svolte dal Commissariato della Polizia di Stato coordinato dalla Procura della Repubblica di Busto Arsizio, sono iniziate nel 2020 partendo da un semplice controllo su strada di un’autovettura, guidata da quello che si era rivelato un consumatore di cocaina. Da lì è iniziata un’attività che, nel corso del tempo, ha permesso di individuare due gruppi di trafficanti e spacciatori di droga i quali, pur operando autonomamente, gestivano anche “affari” in comune.
IMPRENDITORI DELLA DROGA
Il primo gruppo, attivo a Busto Arsizio e dintorni, aveva al suo vertice due fratelli marocchini che erano in grado di rifornire quotidianamente decine e decine di clienti, tanto che uno di loro ne calcolava addirittura “476”. Il traffico era gestito con la collaborazione di alcuni loro connazionali in veste di autisti e corrieri incaricati di consegnare la cocaina e incassare il denaro. Le consegne avvenivano in città con rapidi incontri nei quali droga e soldi veniva scambiati, dopo aver preso accordi telefonici.
L’organizzazione, verticistica, era di carattere “imprenditoriale”: gli spacciatori venivano assunti con regole precise che contemplavano entità dei compensi, compresi “vitto e alloggio”, condizioni e orari di “lavoro”, assistenza legale, una sorta di “trattamento di fine rapporto” in caso di arresto, fornitura di “auto aziendale” ed erogazione di finanziamenti per l’acquisto di beni in Marocco. Gli spacciatori erano soliti cambiare con frequenza le loro autovetture, utilizzando anche quelle intestate a terzi o noleggiati: le auto venivano bonificate alla ricerca di microspie mentre in diversi casi transitavano davanti al Commissariato per individuare e fotografare i possibili mezzi utilizzati dagli agenti.
I due gruppi interessati dalle indagini si sono collegati una prima volta per il passaggio di mano di 15 chilogrammi di hashish a Olgiate Olona. Da quella transazione gli investigatori sono risaliti a un altro nucleo di trafficanti, stanziato per lo più nell’Altomilanese che, oltre a trattare cocaina, appariva in grado di importare e smerciare quantitativi importanti di “fumo”. A essi è infatti contestato il trasporto di 120 chilogrammi di hashish e l’importazione dalla Spagna di altri 150.
SEQUESTRI IN AUTOSTRADA
La prima partita di droga è stata sequestrata dalla Polizia Stradale nel settembre scorso, sulla Tangenziale di Milano, fermò l’autovettura presa a noleggio dall’organizzazione e condotta da un italiano. Le indagini hanno consentito di identificare l’uomo come corriere impegnato a trasportare la droga su commissione dei trafficanti marocchini sotto osservazione.
Il secondo carico venne invece intercettato e sequestrato pochi giorni dopo lungo l’autostrada A26, dopo un inseguimento da parte delle pattuglie del Commissariato di Busto Arsizio e della Polizia Stradale iniziato ad Arenzano (in provincia di Genova) e concluso a Ovada (Alessandria) dove i trafficanti, provenienti dalla Spagna ed entrati in Italia dalla Francia attraverso il valico di Ventimiglia, abbandonarono l’auto con la droga fuggendo a piedi o a bordo di altre due vetture di grossa cilindrata utilizzate come scorta e staffetta. Per la pericolosità delle manovre messe in atto dai trafficanti per sottrarsi alla cattura (accelerazioni a 200 all’ora, tentativi di speronare le auto degli agenti, frenate improvvise…) a uno degli arrestati è contestata anche la resistenza a pubblico ufficiale.
Anche questo secondo gruppo di malviventi curava minuziosamente l’organizzazione e l’esecuzione dei traffici, assoldando corrieri italiani, pagandone i difensori e contribuendo al mantenimento delle loro famiglie se arrestati, fornendo autovetture a nolo o intestate fittiziamente come pure cellulari “dedicati”, monitorando le auto guidate dai corrieri stessi mediante GPS per avere sempre contezza della loro posizione.
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